Un tempo di rinascita, speranza e impegno concreto.
Così monsignor Baturi definisce il Giubileo ordinario, che verrà aperto in diocesi il prossimo 29 dicembre.
Per l’occasione l’Arcivescovo ha pubblicato oggi la Lettera pastorale.
«Serve una pedagogia della speranza – si legge – che è anche la pedagogia del desiderio, che insegna il “gusto delle gioie autentiche della vita” e a restare sempre in ricerca, a non accontentarsi mai di quanto raggiunto».
«Il Catechismo della Chiesa Cattolica – ricorda monsignor Baturi – afferma che la speranza è la virtù teologale “per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo”».
«Senza la speranza – evidenzia l’Arcivescovo – l’animo umano resta preda dell’accidia e della delusione, provocando o lo scoraggiamento o una specie di ira verso se stessi, gli altri e la Chiesa stessa accusati di deludere le attese, un’ira che si manifesta col disamore o la malevolenza, o con il pettegolezzo. Non si spera più e si accusa! L’altra conseguenza della mancanza di speranza è la presunzione di chi confida in se stesso, nelle proprie capacità o fortuna. Quanti celebreranno il Giubileo recandosi a Roma e quanti lo vivranno nelle diocesi sono chiamati a farsi pellegrini di speranza».
Il primo grande appuntamento si terrà domenica 29 dicembre con l’apertura ufficiale del Giubileo nella diocesi.
Un pellegrinaggio partirà alle 16.30 dal santuario di Sant’Ignazio da Laconi, per attraversare le vie del centro storico e concludersi in Cattedrale, dove alle 18 l’Arcivescovo presiederà la celebrazione eucaristica, con la partecipazione di tutta la comunità ecclesiale.
«Durante il Giubileo, nei luoghi di pia visita e durante i pellegrinaggi stabiliti con apposito Decreto – ha ricordato monsignor Baturi nella conferenza stampa di presentazione – sarà possibile fare esperienza della misericordia di Dio tramite l’indulgenza, che intende esprimere la pienezza del perdono di Dio».
«Anche in questo Anno Santo – ha specificato l’Arcivescovo – i Missionari della Misericordia, istituiti in occasione del precedente Giubileo Straordinario, collaborati da altri presbiteri, sono chiamati a esercitare il loro ministero di speranza e perdono».
La chiusura dell’Anno Santo è prevista per domenica 28 dicembre 2025.
Per tutta la durata del Giubileo, alcune Chiese della diocesi saranno luoghi giubilari, favorendo i pellegrinaggi e l’accesso all’indulgenza plenaria. A Cagliari, oltre la Cattedrale anche la basilica di Nostra Signora di Bonaria, il santuario di Sant’Ignazio da Laconi, la chiesa di Sant’Antonio, la parrocchia di San Paolo, quest’ultima per lo stretto rapporto che intercorre tra la comunità salesiana e i giovani, come ha sottolineato don Davide Collu nel presentare il programma.
Ci sono poi le chiese giubilari extraurbane: la cattedrale di San Pantaleo a Dolianova, quella di Suelli, la basilica di Sant’Elena a Quartu Sant’Elena, il santuario di San Priamo a San Vito, la parrocchiale San Nicola di Bari a San Nicolò Gerrei e quella di San Raffaele Arcangelo a Villasimius.
Non mancheranno i segni di speranza e di misericordia, iniziative concrete per rendere il Giubileo un’occasione di carità e impegno sociale.
L’iniziativa di micro-credito «Mi fido di noi», realizzata in collaborazione con la Caritas, «per offrire sostegno economico e accompagnamento sociale – ha detto don Marco Lai nella presentazione del programma – alle famiglie in difficoltà economica, ispirandosi alla remissione dei debiti biblica».
Altro impegno è quello relativo all’alternanza alla detenzione con la diocesi che promuoverà percorsi di reinserimento per i detenuti, collaborando con la Pastorale Penitenziaria e le parrocchie.
Verranno poi avviate due iniziative: l’emporio solidale per aiutare le famiglie indigenti e il centro per donne senza fissa dimora.
Non manca poi il sostegno alla vita e alla natalità, con il rafforzamento del supporto alle donne in gravidanza attraverso i progetti del Centro di Aiuto alla Vita.
Un’attenzione è poi rivolta al mondo del carcere con progetti che includono percorsi di volontariato per il reinserimento sociale dei detenuti e l’avvio di attività lavorative per facilitare il ritorno alla vita comunitaria.
Nel corso dell’anno giubilare, al momento sono previsti pellegrinaggi a santa Maria di Uta, a santa Greca in Decimomannu, santa Vitalia di Serrenti e a Santa Maria di Siurgus Donigala e il pellegrinaggio diocesano a Roma nell’ottobre 2025.
Iniziative che saranno realizzate avendo a cuore la speranza cristiana che come scrive l’Arcivescovo «ha sempre un carattere comunitario, mai privato. Nessuno vive da solo, ciascuno di noi intreccia la propria esistenza con quella degli altri, sia nel bene che nel male. Insegna Benedetto XVI che la “nostra speranza è sempre essenzialmente anche speranza per gli altri; solo così essa è veramente speranza anche per me”».
Roberto Comparetti
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