Sud Sudan: il rischio di una nuova guerra civile L'ombra del conflitto incombe sul paese africano e si moltiplicano gli appelli per una pace da siglare urgentemente fra le parti

Il presidente Kiir e il vicepresidente Machar in un incontro a Giuba nel 2020 (foto Vatican News)

Il Sud Sudan rischia di sprofondare nuovamente nell’incubo della guerra civile. Le tensioni delle ultime settimane, culminate nell’arresto del vicepresidente Riek Machar, fanno apparire lontano il giorno dell’incontro in Vaticano del 2019, quando papa Francesco baciò i piedi dei leader sud sudanesi in un gesto di speranza per la pace. L’accordo di pace del 2018, che aveva posto fine a un conflitto sanguinoso, oggi sembra essere in bilico.

L’opposizione, dopo l’arresto di Machar, ha dichiarato «abrogato» l’accordo, mentre la comunità internazionale tenta di prevenire un nuovo conflitto. Gli sforzi di mediazione sono stati affidati a Raila Odinga, inviato dalla Comunità dell’Africa orientale, in un contesto aggravato dall’instabilità del Corno d’Africa e dalla guerra nel vicino Sudan.

L’annullamento delle elezioni previste per il 2024 ha accentuato le tensioni. Il presidente Salva Kiir, al potere dal 2011, ha rinviato il voto, suscitando preoccupazione sulla reale volontà di completare la transizione democratica. Il Sud Sudan, infatti, non ha mai tenuto elezioni dall’indipendenza.

Anche la Chiesa locale ha lanciato un allarme. La Conferenza episcopale di Sudan e Sud Sudan ha condannato l’arresto dei leader dell’opposizione e la presenza di forze militari straniere, evidenziando il rischio che il Paese diventi un campo di battaglia per interessi esterni. «Se il Sud Sudan ripiomba nella violenza, le conseguenze saranno catastrofiche», hanno dichiarato i vescovi.

L’ONU, attraverso il capo della missione Unmiss, Nicholas Haysom, ha avvertito che il Sud Sudan è sull’orlo di una nuova guerra. Attacchi aerei e arresti di oppositori politici indicano un’escalation pericolosa. La comunità internazionale è chiamata ad agire per impedire un nuovo conflitto devastante. La via del dialogo rimane essenziale per evitare un altro bagno di sangue in una nazione già segnata da guerre e crisi umanitarie.

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