Sud Sardegna | Sale la preoccupazione per il costo degli affitti Affitti sempre più cari e disponibilità limitata degli immobili: le voci

Il mercato degli affitti nel Sud Sardegna è in forte sofferenza: pochi immobili disponibili, prezzi in aumento e incertezza economica creano difficoltà sia per i proprietari che per chi cerca casa. L’articolo a cura di Andrea Pala sull’ultimo numero di Kalaritana Avvenire del 16 marzo.


Prezzi in crescita, scarsità di case disponibili, precarietà economica e timori legati all’affidabilità degli inquilini. È il quadro preoccupante del mercato degli affitti nella Sardegna meridionale, delineato da due voci autorevoli del settore: Marco Mainas, presidente Fimaa Sud Sardegna, e Marco Cuccu, segretario regionale del Sunia

Mercati bloccati

Un fenomeno complesso che richiede soluzioni strutturali, attenzione istituzionale e, soprattutto, una visione condivisa di comunità. «Nel Sud Sardegna – spiega Mainas – la situazione rispecchia purtroppo quella nazionale: il 90% degli annunci immobiliari, ma localmente si sfiora anche il 95%, riguarda esclusivamente la vendita, e solo un’esigua percentuale, poco più del 5%, riguarda l’affitto residenziale». Un dato che, da solo, evidenzia quanto il mercato delle locazioni sia ormai ridotto ai minimi termini. Le motivazioni? «Molti proprietari – continua Mainas – rinunciano ad affittare perché temono di non poter più disporre del proprio immobile, anche in caso di morosità. Non ci sono certezze per chi subisce danni o mancati pagamenti». 

Un timore acuito dalla crisi economica che ha colpito molte famiglie, portando anche in Sardegna a un aumento dell’in sicurezza abitativa. Se da un lato i proprietari temono di non essere tutelati, dall’altro ci sono famiglie in difficoltà crescente. A dar voce a queste realtà è Marco Cuccu, segretario regionale del Sunia (Sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari). «Siamo di fronte a un’emergenza abitativa che coinvolge lavoratori precari, giovani coppie, studenti e famiglie monoreddito», afferma Cuccu. «La scarsità di case in affitto e i costi proibitivi creano – evidenzia il responsabile del Sunia – un divario sempre più ampio tra chi può permettersi un alloggio dignitoso e chi resta escluso». Il sindacato chiede interventi concreti: politiche pubbliche per l’edilizia residenziale, incentivi per l’affitto a canone concordato, e un rafforzamento del fondo sostegno affitti. «Senza una strategia nazionale e regionale, il rischio è che l’abitare diventi un privilegio e non più un diritto», sottolinea Cuccu. 

La necessità della politica

Oltre al rafforzamento delle tutele legali, Mainas suggerisce invece l’introduzione di strumenti assicurativi e incentivi fiscali per i proprietari. «Ci sono – afferma – inquilini che rispettano l’immobile come fosse casa propria, ma ci sono anche situazioni difficili. Occorrono polizze mirate e garanzie che permettano di tutelare entrambe le parti». Tra le proposte, anche quella di riconvertire aree e strutture dismesse per nuovi progetti di social housing. «Molti edifici, nati con destinazione industriale – aggiunge Mainas – potrebbero essere trasformati in alloggi da destinare a famiglie, giovani, studenti. Una risposta concreta a un bisogno sempre più urgente». 

Il tema degli affitti in Sardegna non è solo un problema di numeri, ma riguarda il diritto all’abitare e la coesione sociale. Per entrambi gli interlocutori, è fondamentale che la politica torni a occuparsi seriamente di questo ambito e si faccia carico delle proposte che, a più riprese, le associazioni di categoria hanno espresso al riguardo. E cresce la richiesta di azioni concrete da parte della politica locale. «Tutto è demandato – conclude Mainas – a chi ha potere decisionale È necessario che questo tema entri nell’agenda pubblica, perché senza casa non c’è dignità, non c’è futuro e non c’è speranza. E serve anche un cambio di mentalità, per superare la sfiducia reciproca e ricostruire un clima di collaborazione e fiducia tra inquilini, proprietari e istituzioni».

Andrea Pala (Articolo apparso su Kalaritana Avvenire del 16 marzo)

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