Su coccoi è simbolo dell’identità sarda Nell'aula magna del Seminario Arcivescovile a Cagliari il convegno "Grano, Pane, Sviluppo sociale"

Il pane coccoi

 

“Grano, pane, sviluppo sociale”. Questo il titolo dell’incontro tenutosi venerdì 6 dicembre nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile e che ha messo in luce l’importanza della filiera del grano e della tradizione panificatoria della Sardegna tutta. I lavori, introdotti da Don Marco Lai, direttore della Caritas, si sono sviluppati facendo tesoro delle diverse esperienze degli organizzatori tra cui l’Accademia Sarda del Lievito Madre, Agris, Arsinoe e il Comitato promotore del Pane Coccoi Dop.

Un’opportunità da sfruttare

«È importante parlare soprattutto della filiera del grano – ha affermato il presidente dell’Accademia Sarda del Lievito Madre, il professor Giovanni Antonio Farris – La Sardegna sta perdendo le produzioni primarie, in particolare il settore cerealicolo è ridotto ai minimi termini. Il primo aspetto deve essere quello di valorizzare di nuovo la produzione del grano duro. E poi, naturalmente, la trasformazione». È la storia dell’Isola a dare manforte a questa visione. «Stiamo trovando in molti siti archeologici – continua Farris – dei bronzetti offerenti del pane già lievitato. Si pensi anche all’importanza nella tradizione cristiana del pane o all’influenza dei lievitati nella cultura di ogni paese. Dobbiamo recuperare ciò che la Sardegna può dare anche per regalare nuove opportunità di lavoro».

L’importanza della filiera

Guardare al passato è importante per creare idee per un futuro in cui la qualità del prodotto è centrale. «Le importazioni – afferma Marco Dettori, ricercatore Agris e consigliere dell’Accademia Sarda del Lievito Madre – hanno fatto sì che aumentasse la produzione di grano in toto, ma diminuisse quella sarda. Con il tempo – continua Dettori – ci siamo però accorti che i grani coltivati in Sardegna presentano dei vantaggi innegabili, per qualità e sicurezza alimentare. Inoltre, la differenza tra un grano sardo e un grano importato è quella di poter disporre di un grano d’annata, subito disponibile per la trasformazione. La freschezza del prodotto così salta all’occhio anche del consumatore non esperto». Il sostegno alla filiera corta potrebbe poi aiutare a tenere vive le tradizioni importanti, come quelle legate al pane coccoi. «Il cocoi – spiega Gianfranco Porta, panificatore che presiede il comitato promotore del Pane Coccoi Dop – rappresenta quella che è la nostra identità. È il pane che viene prodotto per l’uso quotidiano, però poi ha anche una sua specificità come pane cerimoniale, dalla nascita fino alla morte. Il nostro pane merita un riconoscimento perché non è solo cibo: è tradizione, storia, cultura – conclude Porta – Stiamo lavorando affinché si ridia forza a una filiera che non può essere abbandonata e che regalerebbe opportunità e soddisfazioni».

Matteo Cardia

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