Padre Haryono Servasius, per tutti Azist, è un diacono saveriano della comunità in via Sulcis a Cagliari, che arriva dall’isola di Flores in Indonesia ed è uno dei segni della «Chiesa tutta sinodale-missionaria a servizio del Vangelo», auspicata dal Papa nel suo Messaggio per la 98ma Giornata Missionaria Mondiale.
L’invito del Pontefice è rivolto a tutti, nessuno escluso, con i due verbi «andate» e «chiamate».
«Mentre il mondo propone i vari banchetti del consumismo – scrive Francesco – del benessere, egoistico, dell’accumulo, dell’individualismo, il Vangelo chiama tutti al banchetto divino dove regnano gioia, condivisione, giustizia, fraternità nella comunione con Dio e con gli altri».
Padre Azist dopo la professione perpetua e gli studi nella casa di formazione teologica a Parma, è stato inviato nella comunità saveriana sul colle di San Michele per prepararsi all’ordinazione sacerdotale che riceverà il prossimo anno in Indonesia.
Per decenni la chiesa italiana ha inviato migliaia di missionari e formatori in giro per il mondo, ora che il calo vocazionale in Europa sembra non volersi fermare la presenza a Cagliari del giovane indonesiano è un segno dei tempi del nuovo modo di fare missione.
Il nostro confratello Azist – spiega padre Marco Milia, originario di Monserrato e da dicembre 2020 superiore della comunità saveriana a Cagliari – poco più che trentenne, è stato inviato a Cagliari per l’anno diaconale ed è certamente uno dei frutti del lavoro missionario fatto negli anni. Nelle quasi 18.000 isole che compongono l’Indonesia la presenza cattolica è una minoranza ma i suoi genitori sono cattolici e quando ha avvertito la sua vocazione missionaria è partito dalla sua isola di Flores alla ricerca dell’isola dove sono presenti i missionari. Una volta fatto il cammino di discernimento ha fatto il noviziato e la formazione nella capitale Giacarta per poi essere destinato a studiare la teologia nella nostra comunità a Parma.
Quale servizio presta in diocesi a Cagliari padre Azist?
In vari ambiti non solo quello liturgico diaconale nell’annuncio della Parola di Dio e nella catechesi ma collabora anche nel Centro di ascolto della Caritas e recentemente gli è stato chiesto di accompagnare al Battesimo un catecumeno proveniente dal Ghana. Poi presta la sua testimonianza di fede viva nelle attività in diocesi con la famiglia saveriana.
Da quanti missionari è composta la comunità saveriana di Cagliari?
Siamo 4 sacerdoti con lunghe esperienze di missione: io dopo 10 anni in Spagna sono stato per 12 anni nelle Filippine; padre Oliviero Ferro è stato a lungo e per più volte in Congo, poi padre Paolo Maran che è stato in Congo e Cameun e padre Sergio Cambiganu reduce dalla missione in Burundi. Da quest’estate c’è anche il giovane diacono indonesiano.
Come è cambiato il servizio missionario in questi ultimi anni?
Dopo il nostro ultimo Capitolo generale saveriano abbiamo ancora la certezza che la missione è necessaria e la nostra vocazione è sempre ad gentes e per tutta la vita, ma abbiamo anche preso atto che le situazioni sono cambiate e con i nuovi fenomeni migratori i non cristiani non sono solo all’estero ma vivono anche in Europa, in Italia dove possiamo incontrarli e annunciare il Vangelo.
Prima l’Italia forniva missionari nelle varie periferie del mondo e sviluppava una formazione missionaria, ora sono i giovani missionari che abbiamo formato che iniziano a prendere in mano la formazione anche qui in Europa.
Con quali attività state animando in diocesi il mese missionario?
Innanzitutto siamo inseriti nel Centro Missionario Diocesano che negli ultimi tempi è stato ricostituito. Andiamo nelle parrocchie in cui siamo chiamati e dove portiamo la nostra testimonianza e animiamo la liturgia. In passato svolgevamo l’attività di sensibilizzazione nelle scuole alle tematiche mondiali ma ora per tanti motivi non è più possibile.
Ci sono ancora giovani che vogliono fare una seppure breve esperienza missionaria all’estero?
Si tratta di piccoli gruppi che si riuniscono e dove poi nasce il desiderio di fare un’esperienza missionaria e si rivolgono ai saveriani: anche quest’anno abbiamo avuto giovani che sono stati in Thailandia, in Camerun ma anche in Europa in Albania.
Nell’ultimo secolo sono aumentati i nuovi martiri per la fede
Il 18 agosto nel Congo, nella piazza San Pietro di Uvira il cardinale mons. Ambongo Besungu Fridolin davanti a 15.000 persone ha celebrato la beatificazione di quattro nuovi Beati Martiri della Chiesa: don Albert Joubert, presbitero della diocesi di Uvira, p. Luigi Carrara, p. Giovanni Didonè saveriani, fratel Vittorio Faccin saverianio.
La beatificazione dei nuovi martiri è stata celebrata all’est del Congo dove si era consumata la tragedia dell’uccisione dei missionari; il giorno dopo durante la Messa di ringraziamento tre ragazzi della famiglia Joubert sono stati battezzati: il sangue dei martiri continua a generare nuovi cristiani.
Alessandro Porcheddu
© Copyright Kalaritana Media