A quattordici anni dallo scoppio della guerra in Siria (15 marzo 2011), il Paese è ancora intrappolato in una grave crisi umanitaria. Il conflitto ha provocato oltre 638.000 vittime, di cui più di 183.000 civili. Attualmente, 16,5 milioni di persone sono bisognose di assistenza. La situazione è ulteriormente peggiorata dalla crisi economica e dal devastante terremoto del febbraio 2023. Tuttavia, non mancano segnali di speranza e storie di impegno e resistenza.
La rimozione di Bashar al-Assad, nel dicembre 2024, ha segnato un punto di svolta. La leadership del Paese è passata nelle mani di Ahmed Al-Sharaa, capo di Hayat Tahrir Al-Sham (HTS), una coalizione di milizie jihadiste originariamente legata ad Al-Qaeda. Al-Sharaa ha promesso un governo di transizione inclusivo, con l’obiettivo di condurre la Siria verso elezioni libere ed eque. Tuttavia, i recenti attacchi nella regione costiera di Latakia, in cui tredici soldati delle nuove forze governative sono stati uccisi da milizie fedeli ad Assad, hanno scatenato una violenta rappresaglia, che ha provocato oltre mille vittime, tra civili e soldati.
In questo scenario tragico, Caritas Italiana continua a rispondere ai bisogni primari della popolazione siriana, non solo con aiuti umanitari, ma anche con progetti di ricostruzione e percorsi di pace e riconciliazione. Nel 2024, Caritas ha supportato oltre 183.000 persone, offrendo cibo, assistenza sanitaria, supporto psicologico e programmi educativi.
«La situazione umanitaria è insostenibile, ma la resilienza del popolo siriano ci spinge a non arrenderci», afferma Davide Chiarot, operatore di Caritas Italiana ad Aleppo. «L’impegno di Caritas e della società civile in Siria si concentra non solo sull’assistenza immediata, ma anche sulla costruzione della pace e della riconciliazione, un tema sempre più centrale – aggiunge -. Dal 2019, lavoriamo per promuovere dialogo e trasformazione del conflitto. Un esempio concreto di questo impegno è il nostro centro per i giovani a Damasco, dove cristiani e musulmani collaborano in un ambiente protetto e accogliente per costruire insieme percorsi di pace».
Uno dei progetti più significativi è PeaceMed, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Il progetto coinvolge 19 Paesi del Mediterraneo, del Nord Africa e del Medio Oriente, con l’obiettivo di promuovere la pace e la trasformazione dei conflitti attraverso la formazione di giovani leader.
Mentre la comunità internazionale fatica a uscire dalle dinamiche geopolitiche perverse, la speranza di un futuro di pace è alimentata dalle piccole azioni di solidarietà quotidiana e dall’impegno instancabile di chi lavora sul campo.
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