Sider Alloys in stallo: i lavoratori incrociano le braccia Sciopero per l'intera giornata del 14 ottobre, i sindacati chiedono il tavolo al Mimit

Lo stabilimento della Sider Alloys – Foto Regione Sardegna

 

Una giornata di protesta per lanciare un segnale a impresa e Governo centrale. I lavoratori della Sider Alloys di Portovesme hanno deciso di incrociare le braccia per tutta la giornata di lunedì 14 ottobre. Una scelta legata al mancato pagamento degli stipendi e a fronte dei licenziamenti delle lavoratrici della mensa. E a delle prospettive future che preoccupano la realtà industriale di un Sulcis che vede diverse vertenze aperte.

“Lo sciopero di oggi è stato deciso per la mancanza di pagamento degli stipendi – afferma Roberto Forresu, segretario regionale della Fiom-CGIL – E’ una cosa assurda per una società che ha acquisito il controllo dell’ex Alcoa da oltre sei anni. Non solo non riusciamo a vedere la possibile ripartenza all’orizzonte, ma a fronte di un nuovo finanziamento con garanzia pubblica richiesto i lavoratori non vengono pagati. Questo è inaccettabile”. 

Dubbi

Durante la giornata sono arrivate a Portovesme delle rassicurazioni sui pagamenti. Ma la luce in fondo al tunnel ancora non si vede. “Vedremo se entro il 18 ottobre ci sarà il pagamento degli stipendi come promesso nelle ultime ore – spiega Forresu – Di sicuro però non è un bel segnale: un’azienda che chiede finanziamenti e poi non paga i lavoratori nonostante le loro fatiche è qualcosa di assurdo. Stiamo chiedendo un incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) per capire in che modo si intende gestire la situazione. Vogliamo sapere dal governo – chiosa il segretario della Fiom sarda – in quale modo intendono portare avanti un progetto che si sta arenando malgrado la produzione di alluminio sia stata considerata strategica per il Paese”.

Una lunga storia

Quella dell’ex Alcoa è una situazione di incertezza che si aggiunge a quelle già note legate al futuro della Glencore e della centrale Enel di Portovesme. Il cammino della Sider Alloys è però parso incerto sin dall’acquisizione della compagnia italo-svizzera, con i governi che si sono succeduti che per i sindacati hanno però importanti responsabilità. 

“Errori nel tempo? In primis pensare di fermare lo stabilimento – precisa ancora Forresu – Avrebbe significato essere totalmente dipendenti dalla produzione estera. Siamo riusciti a far rilanciare la produzione di alluminio primario, ma a quel punto si sarebbe dovuto seguire l’azienda passo dopo passo. Invitalia, che possiede il 20%, avrebbe dovuto controllare la modalità di spesa, ma non ha fatto il suo lavoro. Oggi arriviamo così – conclude il sindacalista – alla richiesta di un altro finanziamento, con l’azienda che non ha le gambe per andare da sola. Chiediamo al più presto per questo una nuova convocazione del tavolo al Mimit. Per noi questo è fondamentale”.

Matteo Cardia

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