Sembra non avere pace il polo industriale di Portovesme, stretto tra crisi energetica e di commesse, e ora l’inchiesta della magistratura, con l’iscrizione al registro degli indagati di due persone dopo che nel corso di un’ispezione del Corpo forestale sono stati rivenuti nello stabilimento Sider Alloys, tra 800 e 1000 sacchi, ciascuno pesante circa una tonnellata e mezzo, contenente materiale di scarto recuperato dalle vasche dopo i processi di elettrolisi. Una quantità impressionante di rifiuti speciali accumulati e mai smaltiti, sequestrati dagli investigatori del Corpo Forestale.
Una notizia che preoccupa notevolmente operai e sindacati.
«Diciamo – esordisce Roberto Forresu della CISL – che il provvedimento di sequestro è la conseguenza delle richieste avanzate dai sindacati: in diverse circostanze, da qualche mese, evidenziavamo la nostra poca fiducia nei confronti di una realtà che, secondo noi, anziché procedere verso il revamping stava andando avanti con lo smantellamento della sala elettrolisi. Abbiamo voluto far presente queste nostre preoccupazioni al Prefetto, abbiamo presentato un esposto all’Assessorato dell’ambiente, alla stessa provincia, al sindaco del comune di Portoscuso, a tutti gli Enti che potevano intervenire».
E i lavoratori che dicono?
Non abbiamo mai nascosto nulla sul fatto ci fossero condizioni che, per quanto riguardava la gestione della fabbrica, non ci andavano bene. Nel momento in cui abbiamo avanzato per iscritto queste preoccupazioni a tutti gli Enti, sono scattate le verifiche riguardo lo smantellamento che stava avvenendo in sala elettrolisi. Era poco chiaro quanto stava avvenendo, probabilmente si sono resi conto che c’erano delle altre cose da verificare. Ora sono scattati i sigilli alla sala elettrolisi e agli scantinati al di sotto della stessa sala.
Oltre questo la vertenza a che punto è?
Stiamo sollecitando una convocazione da parte del Ministero per poter verificare quali siano le principali strade da percorrere, anche e soprattutto in considerazione del fatto che in Invi Italia, quindi una parte dello Stato titolare del 20% dello stabilimento, non sia indenne da questa mala gestione di tutti questi ultimi 7 anni. Lo stabilimento è per il 20% di proprietà dello Stato, con InviItalia, ma i controlli e le verifiche, come comproprietario dello stabilimento, non si sono risolte molto bene, nonostante i continui solleciti da parte dei sindacati.
Resta il grande problema degli operai, il cui futuro è più che mai incerto?
Tra i lavoratori c’è moltissima preoccupazione: al momento appena 70 persone stavano lavorando all’interno dello stabilimento. In base all’ultimo piano industriale presentato, dovevano essere almeno 199. Siamo ben lontani da quei numeri, ma è logico che per quei pochi che ci sono lì tanti hanno ancora l’ambizione di rientrare in un progetto che doveva rilanciare la produzione di alluminio primario. L’intervento della magistratura è una complicanza gravissima per la quale c’è molta tensione e preoccupazione. Ne abbiamo parlato in una assemblea convocata con carattere di urgenza per informare i lavoratori. La richiesta è di un intervento urgente del Ministero per dare risposte anche nei ritardi del pagamento degli stipendi e nel riavvio delle produzioni.
Sider Alloys: l’inchiesta della magistratura sullo stabilimento.
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