Scorie nucleari in Sardegna: no unanime dei comuni e dell’Anci Si delinea un fronte comune per difendere il territorio e il futuro dell’isola

Manifestazione contro le scorie nucleari (foto Ansa), nel tondo la presidente Anci Sardegna Daniela Falconi

Anche i comuni si mobilitano. E dicono, compatti, il loro no alla costruzione di un deposito unico delle scorie nucleari nel territorio regionale. Accanto a loro l’Anci, l’associazione dei comuni, che, a livello regionale, guida il fronte dei contrari. «Tutti i sindaci – afferma ai microfoni di Radio Kalaritana Daniela Falconi, presidente regionale dell’Anci e prima cittadina di Fonni – si sentono coinvolti. Oltre al referendum che c’è stato in Sardegna e nel quale i sardi sono stati chiamati a scegliere, tutti i consigli comunali dell’isola si sono espressi contro la nascita di un deposito di scorie nucleari in tutto il territorio regionale. Si tratterebbe altrimenti dell’ennesima servitù, dell’ennesimo sforzo che si chiede alla Sardegna a ospitare qualcosa che è evidentemente dannoso o comunque lo può rappresentare. Sarebbe un brutto biglietto da visita per i nostri territori e per l’intera isola. E dovremmo inoltre tenere conto dei possibili rischi legati al trasporto e allo stoccaggio di questo materiale nei nostri territori».

Si ragiona infatti su come questo genere di scorie devono arrivare in Sardegna. E diversi sindaci hanno deciso di porre al centro del dibattito questo non trascurabile dettaglio. «Anche a noi – commenta Falconi – sembra oltremodo strano che non si ragioni su questo aspetto legato a come dovranno arrivare le scorie nel nostro territorio. Più volte, sia come Anci, insieme ai comuni inseriti nella Carta nazionale, abbiamo sottoposto questo aspetto all’attenzione di chi sta valutando i vari siti in tutto il territorio. La Regione Sardegna intraprende con noi questa battaglia. La stessa Presidente, qualche giorno fa, ha espresso tutta la sua contrarietà, chiedendo un appuntamento al Ministro a cui noi ripeteremo esattamente le stesse cose: la Sardegna non può ospitare questi depositi, si trovino altre aree del paese più adatte».

I comuni chiedono dunque al Governo maggiore attenzione intorno a questo tema. E chiedono che la Sardegna sia esonerata da questo progetto, da molti ritenuto come un pegno troppo grande da pagare in un territorio che vorrebbe invece altri investimenti sul proprio suolo. «È una battaglia di tutti – spiega la presidente regionale dell’Anci – e insieme ci si deve rivolgere al Governo nazionale uniti come territorio e come popolo sardo per mobilitarci tutti insieme verso quest’ulteriore richiesta che ci viene fatta. In questi giorni si sta comunque lavorando sia negli uffici dei comuni, ma anche all’interno di Anci Sardegna, così come negli uffici dell’assessorato all’ambiente, per mandare tutta la documentazione necessaria per mettere nero su bianco che i siti individuati nella Carta non sono assolutamente adatti».

Andrea Pala

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