Prometeo: “La terapia intensiva pediatrica al Brotzu non a discapito di nessuno” L'appello dell'associazione che difende i diritti dei pazienti trapiantati

L’ospedale Brotzu

L’associazione Prometeo, che si occupa dei diritti e delle condizioni dei pazienti trapiantati, lancia un nuovo allarme a seguito della riorganizzazione degli spazi del Brotzu.

La scelta

La direzione aziendale dell’Arnas Brotzu ha comunicato l’intenzione di aprire una Terapia intensiva pediatrica al 7° piano del principale ospedale cagliaritano. Gli stessi locali, recentemente ristrutturati, utilizzati per accogliere la Terapia intensiva riservata ai trapiantati di fegato e pancreas. La notizia non ha sorpreso l’associazione, anche perché la proposta era arrivata in passato. Tuttavia, secondo Prometeo, le tempistiche sono inopportune considerando che i direttori generali delle aziende sanitarie della Sardegna sarebbero vicini al commissariamento a seguito delle ultime scelte prese dalla Giunta regionale guidata da Alessandra Todde.

Sì alla terapia intensiva pediatrica, ma non a scapito di altri pazienti

Una terapia intensiva pediatrica sì, ma non ponendo in difficoltà altri pazienti. Questa la posizione di Prometeo, sottolineata dal presidente Giorgio Pavanetto: «non accettiamo che questo avvenga a discapito di altri pazienti, perlopiù particolarmente fragili». La ristrutturazione degli spazi – costata 400 mila euro – era stata pensata per garantire una maggiore protezione ai pazienti appena trapiantati. In passato, infatti, dopo una breve permanenza nella terapia intensiva “generalista”, i pazienti venivano trasferiti in camere riservate, al riparo da contatti esterni. Con la chiusura della semintensiva per consentire i lavori, i neotrapiantati passano ora direttamente alla degenza ordinaria, spesso aperta alle visite, esponendosi così a un maggiore rischio di infezioni in una fase delicatissima del post-operatorio.

Nuovi disagi

Da tempo l’associazione chiede che la Terapia intensiva dedicata, pronta da settembre scorso, sia aperta e che questi spazi siano restituiti al Centro trapianti di fegato e pancreas, a protezione dei suoi pazienti fragilissimi. «Da ottobre a oggi – continua Pavanetto interrogando la Regione – per quanti giorni è stata impegnata la Terapia intensiva? Quanti pazienti ha ospitato e di quali reparti? È stata pienamente utilizzata o, invece, è stata sotto utilizzata? E quanti pazienti neotrapiantati di fegato e pancreas sono transitati in questo periodo nella Terapia intensiva?». L’associazione chiede così risposte urgenti alla Giunta, al Consiglio regionale e specialmente all’assessore alla sanità Bartolazzi. Anche perché – sottolinea Prometeo – si tratterebbe di una scelta che si unisce ad altre che avrebbero già penalizzato il Centro trapianti di fegato e pancreas. Tra queste la recente riorganizzazione delle chirurgie dell’ospedale Brotzu, che ha comportato una riduzione di spazi e personale, nonché il contestato trasferimento al 7° piano del “San Michele” di alcune attività dell’ospedale Businco a causa della chiusura per lavori di alcune sale operatorie.