La presentazione
Il Dossier di quest’anno, già nel titolo, oltre a essere testimonianza tangibile del cammino di carità che vede da sempre impegnata la Chiesa di Cagliari, fa riferimento a un orizzonte più ampio, quello del Giubileo 2025, dedicato al tema “pellegrini di speranza”.
In vista dell’Anno Santo, ci si prepara appunto a essere testimoni e “pellegrini di speranza”, oltre che di solidarietà, giustizia e pace. In questo contesto si colloca l’azione della Diocesi cagliaritana accanto alle persone più fragili, attraverso la Caritas e le altre realtà diocesane impegnate nella carità.
Si riportano in questa sintesi alcuni dei dati principali tratti dal “Rapporto diocesano su povertà ed esclusione sociale 2024” contenuto nel volume, ricordando che dietro ai numeri ci sono le storie e le testimonianze di tante persone che raccontano i bisogni e, allo stesso tempo, le risposte attivate dalla Chiesa, per le quali si invita alla lettura del volume completo.
In Italia, nel 2023, c’erano 5,6 milioni di persone in povertà assoluta, pari al 9,7 % della popolazione (+0,1% rispetto all’anno precedente – dati Istat). Le famiglie coinvolte, nello stesso anno, erano due milioni 217mila (+1,4%). Il Mezzogiorno e le isole sono le aree dove la crescita della povertà è stata più accentuata.
In Sardegna, sempre secondo l’Istat, il tasso di povertà è stato del 15,9%, ben più alto della media nazionale. Le famiglie coinvolte sono 118mila (+9mila rispetto all’anno precedente). Questi dati ci dicono che la povertà non solo è aumentata ma è diventata di natura strutturale, una caratteristica permanente della nostra società.
Numeri drammatici anche nella Diocesi di Cagliari
Nel corso del 2024 possiamo stimare che i contatti avuti dai vari servizi della Caritas siano stati superiori a 180mila (+20mila rispetto al 2023): solo il servizio mensa ha erogato 121.084 pasti da ottobre 2023 a settembre 2024, con una media giornaliera di 192 pasti. Le mense di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis hanno erogato complessivamente 34.740 pasti. Occorre ricordare che vi sono anche altre mense per i poveri, tra cui quelle delle suore di Madre Teresa di Calcutta, delle suore del Buon Pastore e quelle localizzate a Quartu Sant’Elena ed Elmas, ma non solo.
Il centro diocesano di assistenza ha distribuito più di 13mila pacchi; il Centro d’ascolto Kepos, che si occupa di migranti, ha avuto 1.489 contatti mentre 1.511 sono state le visite mediche dello Studio medico polispecialistico, con oltre 100 bambini visitati. A questi vanno aggiunti tutti i contatti degli altri servizi, che sono più di 50.
Fortunatamente, vi sono anche altre realtà diocesane di volontariato che offrono i loro servizi ai poveri. Tutto ciò dà l’idea delle difficoltà presenti nel territorio diocesano, ma anche della solidarietà e dell’impegno di tantissimi volontari, al servizio delle persone più fragili.
Dall’analisi dei dati Caritas
Sono cresciuti i poveri che hanno fatto ricorso ai servizi della Caritas diocesana, in linea sia con quanto accaduto negli altri anni e sia con l’andamento nazionale. È aumentata, come valore assoluto, la presenza delle donne rispetto agli uomini, che comunque crescono anch’essi. Molto marcato è il calo dei coniugati: oltre 10 punti percentuali. Preoccupante è la situazione dei maschi che evidenziano maggiori problemi legati ai rapporti di tipo familiare: spesso sono soli, disoccupati e con problemi legati all’abitazione. Tutti gli indicatori citati sono in crescita. Crescono le fasce estreme; il numero degli anziani, attualmente, è attestato al 13,3% (era appena il 7,6 % nel 2018). La gran parte dei richiedenti è italiano, o meglio sardo.
Tra le nazionalità si registra una crescita soprattutto di migranti provenienti dalla Bosnia Erzegovina. Tra gli stranieri è in forte aumento il numero dei senza dimora. Crescono, seppure leggermente, i divorziati (soprattutto dalla parte delle donne). Coloro che dispongono di un titolo di studio superiore rappresentano quasi un quarto del totale. In aumento soprattutto le donne istruite. Il 25 per cento dei richiedenti dispone di un reddito evidentemente insufficiente per sostenere la famiglia.
Gli interventi si concentrano sia nell’erogazione di beni e servizi, sia nell’ascolto. In conclusione si può dire che gli effetti congiunti di diversi eventi, come quelli derivanti dalle guerre, dai rincari dell’energia, dai problemi legati alla situazione della sanità pubblica, dai bassi salari (che forse non si erano mai presentati contemporaneamente e in maniera così acuta), sono certamente tra le prime cause dell’incremento del tasso di povertà.
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