Un’iniziativa inclusiva
Una città sempre più bella e inclusiva, in cui i cittadini ritrovano dignità e speranza grazie al lavoro, con il coinvolgimento dell’intera comunità. Questo è il senso del progetto “Custodi del Bello Cagliari”, presentato questa mattina nella sala stampa della Curia arcivescovile di Cagliari.
Un progetto di responsabilità
Il progetto richiama una grande responsabilità, come ricordato da papa Francesco durante l’udienza con i “Custodi del Bello” lo scorso 30 settembre, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana e da Caritas Italiana. Il Papa ha sottolineato che il progetto «parte dalla consapevolezza del valore di chi o di ciò che ci viene affidato». A livello nazionale, il progetto è attivo in 12 città italiane, promosso dal Consorzio Communitas, dall’Associazione Extra Pulita e dalla Fondazione Angeli del Bello Onlus. È sostenuto nelle regioni del Sud Italia da Caritas Italiana, attraverso i fondi 8xmille messi a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana, e dalla Fondazione Con il Sud.
Cambiamento positivo
Alla base del progetto c’è un cambiamento positivo delle città e delle persone, grazie all’inserimento di cittadini fragili in percorsi formativi e lavorativi. Questi percorsi mirano a rendere i quartieri più belli e vivibili, coinvolgendo attivamente le intere comunità e creando sinergie tra Chiesa, terzo settore, imprese e amministrazioni locali. In particolare, “Custodi del Bello Cagliari”, grazie al partenariato locale costituito da Caritas San Saturnino Fondazione Onlus, di cui il Comune di Cagliari è attivo collaboratore, ha visto lo scorso 15 ottobre l’avvio di una squadra pilota composta da quattro persone in situazioni di difficoltà.
Nuove tappe
A novembre partirà la seconda squadra, composta da altre sei persone, che sarà impegnata nel quartiere di Sant’Elia. Il primo step del progetto terminerà nell’aprile 2026: entro questa data si prevede l’attivazione di circa 50 progetti finalizzati all’inserimento lavorativo, ciascuno della durata di 4 mesi. Le squadre sono accompagnate e monitorate da un tutor, un formatore territoriale e un coordinatore che, in sinergia con i servizi sociali e le Caritas parrocchiali, sarà impegnato anche nella selezione degli altri destinatari.
Dichiarazioni
Il vescovo monsignor Giuseppe Baturi ha sottolineato che «è uno di quei progetti che dimostra la verità dell’intuizione del Papa circa la connessione dei diversi aspetti dell’agire sociale. Il tema del lavoro è correlato con la necessità di prendersi cura della fragilità di tanti nostri fratelli che hanno bisogno di sentirsi inseriti nella nostra società attraverso un impegno operativo. Quest’iniziativa – conclude – è finalizzata a incrementare la bellezza che appartiene alla qualità della nostra vita, di cui prendersi cura e da trasmettere».
Il direttore della Caritas diocesana don Marco Lai, ha aggiunto che «si tratta di un progetto che vede la Chiesa in prima linea e che mette al centro tutto ciò che è degradato e rischia di essere perduto nei nostri contesti urbani, nelle periferie e nel centro storico. Destinatari – dettaglia – sono uomini e donne in situazione di disagio, disoccupazione e marginalità, offrendo un’inclusione reale grazie a progetti finalizzati all’inserimento lavorativo».
Il presidente della Fondazione con il Sud Stefano Consiglio ha affermato: «Custodi del Bello è l’esempio di come sia possibile unire le forze e lavorare insieme per un obiettivo condiviso e più grande, capace di generare fiducia e rafforzare la coesione sociale. Prendersi cura del bene comune e, contestualmente, offrire opportunità a persone con maggiori vulnerabilità significa far crescere le comunità – conclude».
Luciano Marzi, portavoce nazionale del progetto ha spiegato che «alle persone che partecipano al progetto diamo l’opportunità di reinserirsi nella società e nel mondo del lavoro attraverso la formazione, la cura di spazi e beni pubblici e il loro accompagnamento sociale. Custodi del Bello è una concreta misura di politica attiva del lavoro da diffondere in tutto il Paese, che offre una risposta a due grandi problemi: l’esclusione sociale delle persone più fragili in costante aumento e il degrado urbano che genera malcontento, insicurezza e illegalità. Tutto questo – conclude – lo facciamo grazie a un’alleanza territoriale tra organizzazioni non profit, amministrazioni comunali, cittadini e imprese, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle comunità».
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