Piano di contenimento dei cinghiali sull’Isola di San Pietro Una presenza frutto di una sciagurata importazione

Non è un’emergenza ma il fenomeno va governato.

La presenza di cinghiali sull’isola di San Pietro è un evento che si è ripresenta dopo anni di silenzio, alla luce del fatto che non c’è mai stata una presenza di cinghiali autoctona sull’isola di San Pietro.

Nelle ultime settimane l’amministrazione comunale di Carloforte ha chiesto a Provincia, Regione e Corpo Forestale di trovare una soluzione quanto prima. « È un fenomeno nuovo – dice il sindaco, Stefano Rombi. Abbiamo avuto alcune presenze, direi quattro o cinque anni fa, qualcosa di più, dopodiché sono di nuovo in qualche modo spariti e poi sono tornati due anni fa in particolare, e ora le segnalazioni sono in aumento».

Credo che qualcuno abbia portato gli animali sull’isola, non penso abbiano nuotato da Calasetta o da Portovesme.

Mi pare che sia un’ipotesi plausibile. Ritengo improbabile che siano venuti a nuoto, per quanto cinghiali siano in grado di nuotare, ma la distanza da coprire è molto ampia. Darei per assodato che qualcuno abbia avuto l’idea di introdurre questa specie che non ha nessun tipo di compatibilità con l’ambiente dell’isola di San Pietro dalle nostre parti.

Stante le segnalazioni arrivate ai vostri uffici da parte dei cittadini, c’è un contatto con le autorità preposte. Quale è la situazione?

Il contatto è continuo. Ho scritto in diverse circostanze, incontrato informalmente ma anche formalmente la Provincia, la Regione, il Corpo Forestale. Sono in contatto anche con alcuni funzionari di Ispra, un’agenzia del Ministro dell’Ambiente, che ha tra i propri scopi il controllo e il coordinamento delle attività locali in relazione alle specie, sia fauna che flora. Il tema vero è che non è una situazione di facile soluzione. Il Sindaco ha la possibilità di intervenire con un’ordinanza urgente, solo e soltanto nel caso in cui il cinghiale dovesse costituire un pericolo per le persone in ambito urbano.

Quindi?
Non è sufficiente che ci siano case intorno, se non siamo nel centro urbano il Sindaco non può fare un’ordinanza. Che poi implicherebbe sostanzialmente l’estensione nel periodo di caccia o altre soluzioni per limitare, contenere e radicare, nella migliore delle ipotesi, il fenomeno. In questa situazione, bisogna coordinarsi con gli altri, in particolare con la Provincia, che deve ancora fare il piano di contenimento del cinghiale.

Quali le risposte?

L’Ente ha dato l’incarico lo scorso gennaio e i tempi sono piuttosto lunghi. Abbiamo ottenuto qualche giorno fa un piano stralcio dedicato all’isola di San Pietro, proprio perché c’è attenzione da parte di tutti, mentre in altre aree, come Sant’Antioco, Carbonia, Iglesias, il cinghiale è presente da molto tempo, direi da diversi decenni: sull’isola di San Pietro no ed è in qualche modo ancora risolvibile. Il piano stralcio ci consente di accorciare i tempi e intervenire concretamente. Il problema è l’attenzione delle autorità.

C’è dunque una disponibilità ad intervenire, si tratta solo di seguire i tempi normali delle prassi amministrative per poter avere risposta a una preoccupazione delle persone.

Assolutamente sì. Il compito nostro è agire prima che arrivino le segnalazioni, cosa che ovviamente abbiamo fatto, perché da due anni discutiamo e agiamo. Finché però la Provincia non dà l’incarico per il piano di contenimento, si resta a livello delle parole: l’incarico è stato dato lo scorso gennaio, perché la Regione ha deciso di delegare i piani di contenimento alle province, benché lo Stato abbia assegnato questo compito alle regioni. Le uniche due province che l’hanno già fatto sono Sassari e Nuoro, oltre la nostra, perché le altre province non hanno neppure ancora assegnato gli incarichi ai progettisti.

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