
Papa Francesco saluta i giornalisti in occasione del Giubileo della comunicazione
«Consumare le suole delle scarpe, per incontrare persone, per cercare storie, o verificare de visu certe situazioni». Era ciò che Papa Francesco ci indicava nel suo profondo messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali del 2021. «Se non ci apriamo all’incontro, rimaniamo – scriveva il Papa – spettatori esterni, nonostante le innovazioni tecnologiche che hanno la capacità di metterci davanti a una realtà nella quale ci sembra di essere immersi». Papa Francesco, uomo di comunicazione che aveva fatto dell’incontro con gli altri lo strumento prediletto del suo apostolato, ci ammoniva a non fidarci di un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, e ci spingeva, invece, ad andare a vedere cose e fatti che altrimenti non potremmo mai sapere, mettendo in rete conoscenze che altrimenti non circolerebbero e promuovendo incontri che altrimenti non avverrebbero.
Sono stati dodici i messaggi del Santo Padre per le Giornate mondiali delle comunicazioni sociali e in ognuno di essi era contenuto un tema profondo di riflessione. Mai astratto o teorico, e invece sempre profondamente legato alla realtà che i giornalisti hanno vissuto nei dodici anni del suo pontificato, alle prese con una crisi editoriale dalla quale appare difficile affrancarsi. Costretti a confrontarsi con un sistema di comunicazione in continua evoluzione. Disorientati non solo dal cambiamento del modo di comunicare, ma dalla velocità del cambiamento. Francesco è sempre stato vicino ai comunicatori, a chi ha fatto del giornalismo la propria professione. Ed è affascinante, anche se può apparire persino controcorrente, che di fronte alle tecnologie, agli algoritmi, all’intelligenza artificiale, la strada indicata per ritrovarsi sia sorprendentemente legata a ricette in apparenza antiche, ma in realtà sempre efficaci.
Ed ecco che gli ultimi quattro Messaggi si concentrano sul modo di comunicare: «Ascoltare con l’orecchio del cuore», «Parlare col cuore secondo verità nella carità», «Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana», «Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori». È la linea di arrivo di un percorso che viene da lontano. Il Papa ce lo ricordò anche il 23 settembre 2019 quando ricevette i giornalisti cattolici in udienza privata in occasione delle celebrazioni per i 60 anni dell’Ucsi (l’Unione cattolica della stampa italiana). «Avete – disse papa Francesco in quell’occasione – una grande responsabilità. Le vostre parole raccontano il mondo e lo modellano, i vostri racconti possono generare spazi di libertà o di schiavitù, di responsabilità o di dipendenza dal potere. Nell’era del web il compito del giornalista è identificare le fonti credibili, contestualizzarle, interpretarle e gerarchizzarle. Possiate dare il vostro contributo per smascherare le parole false e distruttive».
di Francesco Birocchi
Dal Kalaritana Avvenire di domenica 27 aprile
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