Mons. Baturi: «Tagliare gli aiuti globali è un rischio per i più fragili. La Chiesa agisce per giustizia e solidarietà» L’appello del segretario generale Cei per una nuova visione globale tra pace, sviluppo e centralità della persona

Monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale Cei (Foto Siciliani – Gennari/SIR)

In un’intervista al Sir, monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, ha espresso forte preoccupazione per la scelta degli Stati Uniti di smantellare Usaid. «Indebolire la rete di sicurezza sociale – ha dichiarato – colpirà tutti, poiché nessuno è invulnerabile».

Secondo Baturi, la decisione avrà gravi conseguenze globali: «Metterà a rischio i servizi essenziali per milioni di persone in stato di vulnerabilità», sottolinea l’arcivescovo di Cagliari. Il rischio è una deriva etica in cui prevalgono «egoismo, individualismo e cultura dello scarto».

Tuttavia, la Chiesa italiana non smetterà di operare accanto ai più deboli, sostenuta dalla carità e dal principio della dignità umana. «Viviamo in un mondo interconnesso, ma segnato – evidenzia l’Arcivescovo – da egoismi individuali e nazionali. È necessario recuperare una visione solidale e globale, fondata sul bene comune».

Tra i segni di speranza, Baturi cita l’8xmille alla Chiesa cattolica: «Dal 1990 a oggi ha permesso oltre 18.000 progetti, capaci di generare sviluppo dal basso». Il Giubileo, spiega Baturi, richiama a una speranza più grande: «Quella fondata su Dio e sul suo amore».

Il segretario generale della Cei ribadisce l’importanza della cooperazione internazionale, del multilateralismo e della diplomazia per la pace: «Non possiamo abituarci alla guerra». Infine, rilancia l’appello del Papa sull’annullamento del debito dei Paesi più poveri: «È una questione di giustizia. Dobbiamo pensare a una nuova architettura finanziaria internazionale, creativa e solidale». La sfida è costruire un mondo in cui «nessuno resti indietro, solo, abbandonato», conclude l’arcivescovo di Cagliari.