
Da sinistra il presidente ucraino Zelensky e il suo omonimo francese Macron (foto European Council
L’Unione europea ha compiuto un passo storico nel suo approccio alla difesa, approvando il piano ReArm, un investimento da 800 miliardi di euro destinato alla produzione bellica. La decisione, presa durante il Consiglio europeo straordinario, segna un cambio di rotta per un’Europa che, schiacciata dagli eventi, sceglie la «pace attraverso la forza».
Il contesto internazionale è complesso: la guerra in Ucraina continua, gli Stati Uniti di Trump si defilano e l’UE avverte il dovere di proteggere i propri cittadini. Il piano, fortemente voluto da Ursula von der Leyen, prevede debiti per investimenti in difesa aerea, missili, droni e altre tecnologie militari. Inoltre, si ipotizza uno scorporo delle spese per la difesa dal Patto di stabilità e l’impiego di fondi europei per la Coesione, opzione che trova l’opposizione dell’Italia.
Un punto chiave del dibattito riguarda il futuro della Nato e il possibile invio di truppe europee in Ucraina. Le conclusioni del summit sottolineano la necessità di un’Europa più sovrana e meglio equipaggiata per affrontare le minacce. Il Consiglio ribadisce inoltre il sostegno incondizionato all’Ucraina, insistendo sulla necessità di una pace che rispetti la sua integrità territoriale.
La strategia Ue prevede anche un aumento delle pressioni sulla Russia attraverso sanzioni più dure e un rafforzamento del sostegno militare a Kiev. Se da un lato l’Europa ritrova una certa unità sulla difesa, dall’altro il dibattito resta aperto sulle implicazioni di lungo termine di questa svolta.
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