Le reliquie di San Francesco in città: tante le presenze Ospitate nella parrocchia cagliaritana dei Santi Giorgio e Caterina

Si avvia alla conclusione il pellegrinaggio della reliquia del sangue di San Francesco, nella parrocchia dei Santi Giorgio e Caterina a Cagliari.

Per una settimana la chiesa sotto Monte Urpinu, è stata meta di tanti fedeli che nel corso della giornata hanno sostato in preghiera.

«Una presenza importante – dice il parroco don Elenio Abis – a 800 anni dalle stigmate ricevute a La Verna, hanno richiamato migliaia di persone.

Già da domenica scorsa, al suo arrivo, accompagnata dai Frati minori, all’ingresso della reliquia in chiesa, tanti i presenti fino a tarda sera, con l’adorazione eucaristica, il rosario, la Messa, la Veglia di preghiera, abbiamo registrato un numero grandioso, circa 1.200 presenze».

«Da quel momento però c’è stato un flusso continuo di persone, sia per gruppi di pellegrini provenienti dalla Città metropolitana, ma anche da diverse parti della Sardegna, dal sassarese all’oristanese e da tutto il circondario.

La presenza di cinque sacerdoti ha assicurato ininterrottamente il servizio della confessioni, in una chiesa rimasta aperta quotidianamente per tutto il giorno, senza sosta».

Un continuo di persone «che si avvicinano – sottolinea il parroco – che cercavano veramente qualcosa di serio e di profondo: è una ricerca di attenzione verso Dio che l’Uomo contemporaneo ha perso.

Abbiamo registrato numeri importanti, con un continuo via vai di persone, che chiedevano il sacramento della confessione.

Questo significa che nel momento in cui ci sono proposte concrete di un certo tipo, le persone rispondono.

Non ho mai considerato iniziative come questa un evento ma della tappa di un cammino.

Fin dall’inizio del mio arrivo qui come parroco a santa Caterina ho voluto rendere la parrocchia luogo di formazione alla relazione con Cristo, in quello poi, ed ecco qui la particolarità anche dell’Anno santo giubilare e della Quaresima giubilare che stiamo vivendo, è un cammino di vera e propria conversione.

Quale compagno migliore di Francesco d’Assisi a 800 anni dalle stigmate, ma anche a 40 anni della posizione della statua di San Francesco chiamata Fratello Sole, che domina la parrocchia sul colle di Monte Urpinu, a custodia di tutto il golfo e della città di Cagliari.

Per questo ho voluto creare un luogo di formazione, qual è la parrocchia.

La risposta delle persone è bella, numerosa, gioiosa, autentica. A Francesco che sale al monte della Verna ferito interiormente, Cristo pone il suo sigillo d’amore su quelle ferite.

L’Uomo contemporaneo è ferito, inquinato da tutto ciò che lo circonda: ecco perché ha necessità di un sigillo d’amore, di un amore più grande direi, che è quello di Dio.

L’indulgenza che la Chiesa offre in questo Giubileo è il segno di misericordia, di tenerezza, di amore profondo di Dio nei confronti della sua creatura, di noi suoi figli.

La gente accorre in un luogo dove ci si forma a Cristo, dove trova ristoro, dove ci si ferma da quelle che sono le consuetudini quotidiane, dalla corsa. Forse perché c’è bisogno di rallentare e di ritornare all’essenziale?

San Francesco è l’esempio per eccellenza di essenzialità.

Salendo a La Verna ha questi due interrogativi, uno nei confronti di Dio: “Chi sei Dio?”. L’altro nei confronti di se stesso: “Chi sono Io?”.

Abbiamo la responsabilità come Chiesa, come parroci, come educatori e come testimoni, di creare luoghi di silenzio dove si possa incontrare con Dio.

Abbiamo l’urgenza di oasi spirituali, la parrocchia è questo. Ecco perché anche all’ora di pranzo tanti sono rimasti in preghiera.

Con il Santissimo esposto è stato una presenza costante di chi che si è soffermato: è la bellezza della nostra chiesa che, nonostante sia in pieno centro, una volta entrati in Chiesa c’è silenzio.

La gente si ferma: lo vedo tutti i giorni, appena apriamo al mattino presto fino alle 21 circa. C’è chi prima di andare al lavoro si ritaglia un tempo di silenzio davanti al tabernacolo, per un saluto alla Madonna.

«Questo – conclude don Elenio – è indice del recupero di una dimensione e una tensione spirituale che l’anima ricerca e il cuore dell’uomo va bramando. Sono vere le parole di Agostino: “Il mio cuore è inquieto Signore finché non riposa in te”».

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