Inizia un nuovo anno, e come tradizione vogliamo scambiarci gli auguri: un gesto naturale, un gesto di affetto, un desiderio di bene che rivolgiamo agli altri e che, in qualche modo, ritorna a noi.
Quest’anno sarà segnato dal Giubileo, l’Anno santo che il Papa ha voluto caratterizzare con il tema della speranza: pellegrini di speranza. La speranza, infatti, è ciò che ci spinge a metterci in cammino.
La speranza è il desiderio e l’attesa di un bene che proviene dal futuro. Non è solo qualcosa che attendiamo, ma qualcosa verso cui ci dirigiamo con fiducia. Così, mentre da una minaccia ci ritraiamo, di fronte a una promessa ci slanciamo e andiamo avanti.
Sant’Agostino diceva che “la velocità del cammino dipende dall’intensità dell’amore”. Chi non ama rimane fermo, solo, perché non ha compagni di viaggio. Chi ama, invece, cammina e, anzi, corre verso il suo obiettivo.
Questo è il primo augurio che ci facciamo: che sia un anno ricco di amore, tanto da rendere veloce il nostro cammino e il nostro passaggio. Il tempo che ci attende, infatti, è sicuramente pieno di imprevisti e incertezze. Lo scopriamo ogni giorno: la violenza, in particolare quella che si manifesta nelle relazioni affettive, nelle famiglie, e la violenza della guerra, che ci preoccupa e ci addolora, non risparmiano i civili, i bambini, le comunità intere, mettendo queste ultime in condizioni di gravissima sofferenza.
Ma la speranza ci permette di attraversare tutto questo, di non “staccare la spina”, di non disperare.
Potremmo reagire a queste difficoltà chiudendoci in noi stessi, perseguendo solo i nostri obiettivi e ignorando gli altri, oppure rinunciando a pensare che un bene possa derivare da tutto questo. Ma la mancanza di speranza paralizza, e non è mai un bene per gli altri.
Per questo, vi invito a coltivare la speranza, a riscoprire il desiderio di felicità, di pace e di amore. Non vergogniamoci di queste parole.
Desideriamo davvero, perché ci sentiamo fatti per questa pienezza di felicità, di vita e di verità. E desideriamo anche il bene per gli altri. Chi desidera per sé, desidera anche per gli altri; chi spera per sé, spera anche per gli altri.
Vogliamo abitare questo momento della nostra vita, contribuendo alla costruzione di un mondo migliore. C’è un “centimetro” di mondo che è il nostro spazio: attraverso quel piccolo spazio possiamo, insieme ad altri, costruire qualcosa di nuovo.
Il Papa ci invita a riconoscere i segni dei tempi e a trasformarli in segni di speranza. Ciò che accade nel mondo, sia di brutto che di bello, richiede la nostra attenzione. Dobbiamo saper scrutare i tempi e i luoghi per riconoscere i motivi di speranza, i segni di bene generati da Dio e dagli uomini che lo accolgono.
Questa è una grande missione: trasformare i segni di speranza, indicando agli altri la via della speranza, sostenendo la speranza dei nostri fratelli. Significa anche, come dice il Papa, trasformarli in segni di misericordia.
Ciò di cui il mondo ha bisogno è Dio, ma non un Dio lontano: un Dio che sia amore, che sia vicino, che sia misericordia, che sia compagno di viaggio, che ci carezzi lungo il cammino.
Auguro a tutti che questo sia un tempo di speranza: speranza per la propria felicità, speranza nel riconoscimento della verità e della vita. Una speranza che ha bisogno di fatti concreti, che ha bisogno di realtà, e che per noi si concretizza nella presenza di Dio che ci ingaggia per la costruzione e l’edificazione di un mondo migliore.
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