La santità del giudice martire Traslata la salma del beato Livatino, magistrato contro la mafia

La traslazione del corpo del beato Livatino (foto siciliatv.org)

«Picciotti, che cosa vi ho fatto?». Con queste parole il giudice Rosario Angelo Livatino si rivolse ai suoi assassini mentre cercava di mettersi in salvo, correndo nella campagna sotto il viadotto Gasena, lungo la statale che lo conduceva al palazzo di giustizia di Agrigento. Livatino, che aveva scelto di rinunciare alla scorta per evitare che altri potessero morire per lui, fu ucciso dalla Stidda il 21 settembre 1990. «Come un piccolo Davide contro il Golia Cosa Nostra», ha dichiarato a Vatican News monsignor Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di beatificazione, ricordando come il magistrato fosse solito annotare nel suo diario la frase Sub Tutela Dei, testimoniando così la sua fede profonda.

Come disposto dall’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano, con l’autorizzazione del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, ha avuto luogo la traslazione delle spoglie mortali del Beato Livatino. Dal cimitero di Canicattì, i suoi resti saranno trasferiti nella chiesa di Santa Chiara, luogo scelto per la sua capacità di accogliere i pellegrini in sicurezza.

«La comunità ecclesiale di Canicattì e quella diocesana si sono preparate con attenzione a questo evento», ha spiegato a Vatican News don Giuseppe Pontillo, delegato episcopale per la traslazione. «Livatino è una figura di santità che unisce legalità e giustizia, coinvolgendo anche ambienti laici».

Uno dei momenti più significativi della traslazione è stato il pellegrinaggio dalla chiesa di San Diego, dove si tennero i funerali del giudice, fino alla nuova sede. «Questo percorso rappresenta la trasfigurazione di Livatino: dal sacrificio della sua vita alla beatificazione», ha aggiunto don Pontillo.

All’interno della chiesa di Santa Chiara sarà realizzata una cappella per ospitare le spoglie del Beato. Il sepolcro, in marmo, riprenderà il simbolismo del reliquiario che ha viaggiato per l’Italia: due sbalzi raffigureranno il Vangelo e il codice penale, «ciò che ha orientato il cammino di fede e formativo di Livatino», ha spiegato don Pontillo. «Il mausoleo sarà adornato con le palme del martirio, segno della sua morte in odio alla fede».

La decisione di esporre o meno il corpo alla pubblica venerazione spetterà all’ordinario diocesano, dopo la ricognizione canonica. «Potrebbero esserci momenti specifici dell’anno in cui i fedeli potranno venerare le sue reliquie», ha concluso don Pontillo.

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