Uno dei tumori più temuti dalle donne, che richiede complessità chirurgiche elevate, ma che al tempo stesso vede risposte efficaci. Antonio Macciò, professore ordinario di ginecologia e ostetricia dell’Università degli Studi di Cagliari e direttore del Dipartimento di Oncologia chirurgica dell’azienda ospedaliera Brotzu, spiega l’attuale situazione relativa al carcinoma ovarico.
Professore, di quale tipologia di tumore parliamo?
È uno dei tumori più temibili tra tutti quelli che interessano le donne, considerato un tumore raro perché la percentuale numerica, ad esempio rispetto al cancro della mammella, è estremamente più bassa. Ma, a differenza di quest’ultimo, è un tumore di un’aggressività maggiore e perciò caratterizzato da un rapporto con la sopravvivenza molto particolare. Inoltre, essendo un tumore di un organo posizionato nell’addome, fondamentalmente è un tumore di apparato e quindi richiede delle complessità chirurgiche molto importanti, considerando che la terapia principale è l’asportazione massimale del tumore neoplastico presente, accompagnata poi, oppure preceduta, dalla chemioterapia.
Quali dati nel nostro territorio?
Per quanto riguarda il nostro reparto – dove operiamo circa 700 pazienti con tumori ginecologici di diversa gravità – il carcinoma all’ovaio si attesta intorno al centinaio di casi. Si tratta di interventi che possono variare dalla durata di circa un’ora, nei casi fortunati (rarissimi), a 12, 15, 17 ore in quelli più complicati. Questi ultimi sono quelli che prevedono l’asportazione di grandi masse dell’utero con associati l’ovaio, o altri organi o frazioni di essi, di grandi metastasi: quindi sono degli interventi tecnicamente e psicologicamente raffinati e complessi che richiedono un’alta specializzazione dell’équipe operante.
Che tipo di azione portate avanti?
L’équipe degli oncologi ginecologi dell’azienda Brotzu è all’avanguardia, essendo autonoma in tutte le fasi chirurgiche che richiedono l’asportazione della maggior quantità di tumore possibile, e su ciò otteniamo grandi risultati. In termini di sopravvivenza ciò è importantissimo perché costituisce il parametro di valutazione della bontà e della qualità dell’azione medica svolta: noi possiamo valutare l’efficacia, la bontà e la proprietà dell’atto chirurgico in quantità di giorni di vita che diamo. Per noi c’è un rapporto diretto tra quest’ultima e la qualità dei contenuti spirituali che riusciamo ad associare a essa, grazie alla nostra equipe di psicologi, nutrizionisti e altri tecnici che come e meglio di noi possono vedere l’aspetto olistico di questa problematica.
In cosa consiste?
Nell’avere innanzitutto un insieme di questionari pre-chirurgici che ci permettono di capire lo stato di benessere psicosociale delle famiglie, della persona che noi curiamo. E poi ipotizziamo un intervento tecnico convenzionale supportato da interventi più mirati, che tendano alla rimodulazione del pensiero, e a farsi carico della responsabilità, lavorando sulla consapevolezza e sull’ipotetica prospettiva del futuro, temi molto importanti che si associano con il dare vita. Dare vita vuol dire lavorare bene, identificare le tecniche e mettere in atto le scelte terapeutiche migliori, però queste devono avere come obiettivo anche la possibilità che le persone incomincino a vedere diversamente il loro rapporto col prossimo.
Quali le cure attuali?
Le cure attuali sono le stesse da anni, nel senso che l’asportazione massimale del tumore accompagnata con i protocolli di chemioterapia ormai sono il caposaldo imprescindibile. Le prospettive sono quelle che da anni noi cerchiamo di esplorare con ottimi risultati, ovvero riuscire ad arrivare con la chirurgia mini invasiva laparoscopica ad asportare grandi quantità di tumore mantenendo alta la qualità della vita delle pazienti. Ancora, l’importanza delle tempistiche: iniziare la chemioterapia entro una settimana è un grande successo, così come riuscire a uscire tecnicamente a ridurre i tempi chirurgici degli interventi di estrema complessità.
Maria Chiara Cugusi (Intervista apparsa su Kalaritana Avvenire del 16 marzo)
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