Il Teatro Massimo di Cagliari chiude con il botto il 2024 In scena sabato 28 e domenica 29 dicembre “Lo Schiaccianoci” del Balletto di Roma

Sabato 28 e domenica 29 dicembre, il Teatro Massimo di Cagliari chiude con il botto 2024. In scena un’intrigante versione contemporanea di un capolavoro della storia del balletto, una suggestiva e celeberrima fiaba natalizia, nata da un’idea di Marius e ispirata al racconto «Schiaccianoci e il re dei topi» di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, nella rilettura di Alexandre Dumas in «Storia di uno schiaccianoci» in cui la ricchezza e l’eleganza di una dimora dell’alta borghesia lasciano però il posto allo squallore e al degrado delle periferie metropolitane, in un rione abitato dai clochards. Sulle note di Čajkovskij, il coreografo Massimiliano Volpini costruisce una storia moderna, dove un misterioso benefattore elargisce regali ai poveri e il dono più prezioso è proprio lo «Schiaccianoci», simbolo di un riscatto e di un successo raggiunto superando difficoltà e ostacoli, su cui si proiettano le aspirazioni dei poveri e degli emarginati, come un luminoso eroe: un oggetto domestico si trasfigura così in una creatura del sogno, in una slanciata e agile icona della danza.

Un’ambientazione realistica per una vicenda ai confini tra vita e sogno, con rimandi ai riti d’iniziazione e di passaggio dall’infanzia all’età adulta come agli incubi notturni, in particolare nella feroce battaglia contro il Re dei Topi: lo spettacolo del Balletto di Roma conserva tutto il fascino dell’immaginifico racconto per quadri dove l’allegria e il clima festoso del Natale mettono in evidenza la triste condizione di coloro che si trovano ai margini, impegnati in una quotidiana lotta per la sopravvivenza. Un popolo vestito di stracci coloratissimi, una folla di anime inquiete ma anche di sognatori, che non rinunciano a celebrare, a modo loro, la natività con un albero fatto di materiali di riciclo.

La danzatrice Marisol Castellanos, interprete del ruolo di Clara afferma che «in questo microcosmo illuminato dalla solidarietà e dall’amicizia irrompono la violenza e la barbarie, la serenità viene infatti infranta dalle nere figure guidate dal Re dei Topi. Tuttavia – spiega – come accade almeno nelle fiabe, il bene trionfa incarnato da quello stravagante giocattolo, il magico Schiaccianoci che sconfigge i malvagi e mette in fuga le ombre».

Nella favola ottocentesca emerge lo spirito natalizio, tra lo sguardo innocente e fanciullesco di Clara e dei suoi amici e i rigidi rituali mondani del mondo degli adulti, anche se nel suo itinerario onirico in compagnia del suo principe Schiaccianoci la bambina affronta delle ardue prove contro pericolosi nemici, per poi ritrovare l’allegria delle danze.

«Nella sua rilettura in chiave moderna – prosegue Castellanos – Massimiliano Volpini conserva l’idea di un’età dell’innocenza, ma associandola a quella folla di ultimi e disperati che si danno vicendevolmente conforto quasi a cercarvi riparo dal gelo dell’inverno: per tutti loro il Natale rappresenta una gioiosa parentesi, una ricorrenza da festeggiare in cui scambiarsi regali e gesti d’affetto, dimenticando crucci e miserie».

Una versione originale e interessante che rivela una profonda sensibilità ecologica e un’attenzione alle questioni sociali e alle ingiustizie e discriminazioni e diventa «stimolo per riflettere sulla condizione delle persone-rifiuto, sullo smarrimento d’identità sociale e – conclude – sui mille volti del nostro essere».

 

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