Manifestazione a Carbonia, nei giorni scorsi, per chiedere una sanità più efficiente, con centinaia di persone del Sulcis che hanno chiesto più tutela. In piazza anche il sindaco di Carbonia, Pietro Morittu.
«È un problema ormai annoso – dice – che riscontriamo in diverse parti del nostro Paese e soprattutto della nostra regione, specie nelle cosiddette ASL periferiche, che poi di periferico hanno ben poco, visto che sono centrali per lo sviluppo, il mantenimento e soprattutto l’assistenza dei cittadini di quel territorio».
«La Sanità – prosegue il primo cittadino – versa in una situazione problematica, conseguenza dell’impoverimento delle professionalità, della carenza delle stesse, legate anche alle modalità di accesso e di programmazione dei piani che, nel corso di questi anni, si sono realizzati».
«È necessario quindi – evidenzia Morittu – spingere affinché i cittadini del Sulcis Iglesiente possano riscontrare in maniera piena quello che è poi il dettato costituzionale, ovvero l’accesso alle cure, soprattutto a quella di un servizio sanitario nazionale gratuito, perno e base del nostro sistema di sanitario».
Avete incontrato l’Assessore regionale. Cosa emerso?
In occasione della conferenza di servizi sanitari, i 23 sindaci del territorio hanno incontrato l’assessore Bartolazzi e la direttrice generale della nostra azienda, sostenuti anche dalla mobilitazione di cittadini e cittadine, che ormai non ne possono più di attendere risposte alle loro domande e soprattutto al loro bisogno di cura».
«Esiste un problema nelle commissioni di invalidità, che da anni danno risposte al rallentatore, quello relativo all’accesso agli ospedali, con i reparti di emergenza urgenza del Sirai e del CTO d’Iglesias che dovrebbero consentire di avere vicino a casa risposte al problema di salute, senza trascurare i problemi della medicina del territorio.
La Asl del Sulcis ha un bacino d’utenza non molto grande ma non mancano i problemi.
Il territorio è piccolo dal punto di vista della popolazione, 120mila cittadini, ma è molto esteso, con difficoltà, come spesso accade per i territori della Sardegna, di mobilità, infrastrutture e collegamenti che latitano, e quindi più difficoltoso per accedere e arrivare alle cure».
«Queste alcune delle richieste presentate all’Assessore, che ha costruito con noi un cronoprogramma per provare a dare delle risposte. Ci siamo impegnati per i prossimi sei mesi dell’anno per verificare se alcune di queste condizioni possano trovare soluzioni».
Un primo passo essersi visti, per cercare di pianificare una risposta a dei bisogni fondamentali.
«Assolutamente. Speriamo di poter dare delle risposte ai cittadini che chiedono di poter essere curati: spessp bussano alle porte del Comune, ritenendo i sindaci la massima autorità sanitaria del proprio paese, della propria città».
«Molto spesso non comprendono che però i sindaci non hanno un potere di gestione diretta sui problemi sanitari delle persone, se non quello di difendere un principio costituzionale, un diritto delle persone».
Il Sulcis chiede una sanità che funzioni.
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