
Papa Francesco (foto l’Osservatore romano)
Papa Francesco ha sempre condannato la corsa agli armamenti e il commercio delle armi, definendoli strumenti di violenza e ingiustizia. Il suo messaggio è rimasto costante sin dall’inizio del pontificato: solo il dialogo e la diplomazia possono costruire una pace duratura. Mentre l’Europa annuncia un piano di riarmo da 800 miliardi di euro, il Papa ribadisce che la sicurezza non si costruisce con le armi, ma con la giustizia sociale.
Dal 2014, con l’esortazione Evangelii gaudium, Francesco denuncia il consumismo sfrenato e la disuguaglianza economica, sottolineando che la guerra non risolve i conflitti, ma li alimenta. «Ci sono sistemi economici che per sopravvivere devono fare la guerra», affermava nel 2014, evidenziando come la vendita di armi serva solo a sostenere economie basate sul profitto, a discapito delle vite umane.
Il Papa ha più volte ripetuto che «viviamo una terza guerra mondiale a pezzi» e che gli investimenti più redditizi oggi sono nelle fabbriche di armi. «Se vuoi guadagnare di più, devi investire per uccidere», ha denunciato, ribadendo che la pace si costruisce con il dialogo, non con la violenza.
Tra le sue proposte concrete, spicca l’idea di un Fondo mondiale contro la fame, finanziato con il denaro destinato agli armamenti. Questo impegno si è consolidato nel Giubileo, dove Francesco ha rilanciato la necessità di abolire la pena di morte e condonare il debito ai Paesi poveri.
Nel tempo, il Papa ha portato questo messaggio nei suoi viaggi apostolici, condannando il commercio delle armi da Sarajevo all’Iraq, dal Kazakhstan a Malta. «Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione ovunque!», ha esortato, denunciando l’ipocrisia di chi parla di pace ma finanzia la guerra.
Francesco continua la sua lotta contro un sistema che genera conflitti per profitto, ribadendo con forza che la guerra è una follia da cui l’umanità deve distogliersi.
© Copyright Kalaritana Media