Il funerale di Francesca, vittima di un tragico femminicidio, è stato un momento di grande commozione e riflessione per tutti i presenti. Durante la cerimonia, Mons. Baturi ha pronunciato un’omelia che ha toccato i cuori di chi ha assistito, mettendo in luce il dolore, ma anche la speranza che la fede cristiana può offrire nelle circostanze più drammatiche. L’arcivescovo ha cominciato il suo saluto rivolgendosi ai familiari, in particolare al fratello Andrea, ai parenti, agli amici e alla comunità parrocchiale di San Sebastiano di Elmas, dove Francesca aveva ricevuto i sacramenti della prima comunione e della cresima.
Un Saluto di Speranza e Fede
Il tema centrale dell’omelia è la speranza cristiana, che, anche nelle tragedie più dolorose, trova il suo fondamento nel fatto che “Dio è con noi”. Mons. Baturi ha richiamato le parole del Vangelo, sottolineando che, nonostante la morte, esiste una promessa di vita eterna, di un Dio che abita tra gli uomini e che non lascia soli coloro che soffrono. In questo senso, l’arcivescovo ha invitato tutti a guardare al destino di Francesca non con il dolore della separazione, ma con la certezza che, nella sua morte, Francesca è stata accolta nella dimora di Dio, dove non c’è più morte né sofferenza.
Il Grido della Sofferenza e la Speranza della Resurrezione
L’arcivescovo ha anche ricordato il grido di Gesù sulla croce, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, un grido che rappresenta la sofferenza di ogni uomo e ogni donna, e in particolare delle vittime di violenza. Quell’urlo, ha detto Baturi, non è solo l’espressione di un dolore umano, ma anche un grido di speranza, poiché attraverso la morte di Cristo è stato vinto il potere della morte stessa. Con la resurrezione di Gesù, la violenza e la sofferenza sono state sconfitte, e questa vittoria si estende anche alla vita di Francesca, per la quale, Mons. Baturi ha pregato affinché fosse finalmente liberata dalla violenza che l’aveva colpita.
La Violenza e la Distruzione della Fiducia
Uno dei temi più potenti dell’omelia è stato quello della violenza, che distrugge la fiducia, il fondamento su cui si costruiscono tutte le relazioni. L’arcivescovo ha messo in evidenza come l’amore vero non possa essere possesso, ma deve essere fondato sulla gratuità e sulla cura reciproca. La violenza, ha spiegato, nasce dalla disperazione e dalla mancanza di speranza, ma solo un amore che rispetta l’altro nella sua dignità può costruire una comunità di pace.
Un Appello alla Comunità e alla Speranza
Mons. Baturi ha concluso il suo messaggio con un forte appello a tutti: non dobbiamo rimanere indifferenti di fronte alla violenza, ma essere testimoni di un amore che non è mai possesso, ma un dono che si offre all’altro. Ha chiamato tutti, cristiani e non, a mobilitarsi per contrastare la violenza, per educare i giovani all’amore vero, alla fiducia, e al rispetto della vita. Solo con un’alleanza per la vita, un patto educativo che metta al centro la persona e la sua dignità, si può sperare di costruire una società migliore.
Il messaggio finale dell’omelia è stato di speranza, una speranza che va oltre la morte e che trova compimento nell’eternità. “Francesca, ora sei nella pace di Dio, e per sempre sarai felice insieme ai tuoi genitori”, ha detto Mons. Baturi, concludendo la sua preghiera affinché tutti noi possiediamo la pietà e la forza per custodire la vita in ogni sua forma. La morte di Francesca, anche se tragica e ingiusta, diventa così un monito a non lasciare che la violenza distrugga la bellezza dell’amore umano e della dignità della persona.
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