Sabato 21 dicembre l’Arcivescovo ordinerà tre nuovi diaconi. Abbiamo raccolto le loro testimonianze a pochi giorni da un evento che segnerà in modo indelebile la loro storia personale e la vita della nostra chiesa diocesana.
Davide Ambu, 30 anni, di Capoterra, è entrato in seminario dopo della laurea in ingegneria chimica. «Il passaggio dal mondo accademico al mondo del seminario è stato graduale: – dice – durante l’anno propedeutico mi sono potuto congedare definitivamente con ingegneria conseguendo l’abilitazione alla professione ma un ruolo chiave nel passaggio lo hanno avuto gli anni trascorsi nella Pastorale vocazionale diocesana, di cui conservo un ricordo molto bello».
Una chiamata, quella di Davide, maturata nel contesto della parrocchia. «Gli indizi della mia vocazione – continua Davide – furono attentamente colti dalla mia comunità, specialmente dagli amici del coro: frequentavo regolarmente la parrocchia e mi impegnavo nelle varie realtà: catechesi, scout, ministranti. Con il passare degli anni le persone riconoscevano sempre più che l’abito del ministro ordinato sembrava essere quello più giusto per me, ma io non lo accettavo. Diciamo che la mia è una vocazione riconosciuta ben presto dalla comunità, ma accettata da me solo in un secondo tempo».
Da cinque anni la sua formazione si svolge a Roma, nel Collegio Capranica, «una realtà che vede vivere insieme circa 50 tra presbiteri, diaconi e seminaristi provenienti da diverse parti del mondo».
Un’esperienza internazionale che non ha indebolito il legame con la sua diocesi e la gratitudine per le comunità che lo hanno accolto. «In questi anni – prosegue – ho ricevuto tanta accoglienza dai parroci della nostra diocesi e ho potuto sostare in diverse parrocchie. Ho visto diversi stili e accenti dei nostri preti, diversi tra loro ma tutti accomunati dall’essere pastori di un piccolo popolo».
Attualmente Davide sta concludendo la licenza in teologia dogmatica presso l’Università Gregoriana: «sto lavorando – dice – sull’ambito dell’escatologia: cosa accade “tra la morte del cristiano e la risurrezione finale”. Credo che siano realtà poco presenti nella nostra predicazione e sono convinto che alla domanda sulla morte nessuno possa sfuggire: se la nostra vita ha un senso, se chi abbiamo amato è terminato per sempre sono interrogativi che albergano nel cuore di ogni uomo».
Lorenzo Vacca, 25 anni, di Sanluri, ha iniziato il cammino in seminario minore durante gli studi del liceo: «ero in terza superiore e avevo 15 anni. Non fu una sorpresa per i miei familiari come anche per i parrocchiani, ma al tempo stesso notai che era un annuncio atteso».
Un cammino intenso, proseguito nel Seminario Regionale Sardo e presso la Facoltà Teologica della Sardegna, costellato da esperienze significative.
«Le diverse comunità che mi hanno ospitato nella pastorale – dice Lorenzo – mi hanno permesso di crescere imparando ad avere diverse prospettive per la vita, capendo soprattutto che essa è come un poliedro. Tra le tante esperienze che la diocesi mi ha proposto, ricordo i pellegrinaggi a Lourdes con l’UNITALSI e il servizio al Cottolengo di Torino».
Oltre a prestare servizio nella parrocchia cagliaritana di S. Pio X, Lorenzo è alunno del Conservatorio di Cagliari: «ho capito che il dono della musica che ho ricevuto non era un caso – dice – e non poteva esserlo. Spero che questo possa essere non solo un servizio per la nostra diocesi ma, soprattutto, uno strumento per annunciare la bellezza della vita in Cristo, la bellezza del Vangelo attraverso il linguaggio della bellezza, dell’armonia, della musica».
Infine, alla vigilia dell’ordinazione, «sento di non essere solo: sento la presenza delle preghiere di tanti, in particolare delle comunità di Sanluri e di San Pio X».
Anche Samuele Mulliri, 26 anni, di Quartu, ha iniziato il suo cammino di discernimento attraverso l’esperienza del seminario minore.
Così sintetizza la sua esperienza in seminario minore: «i cinque anni trascorsi in seminario minore sono stati una bottega da cui attingere davvero tanto. Ogni anno andavo via più arricchito di quanto fossi entrato, è stato anche il luogo in cui conoscere meglio me stesso e i miei limiti specialmente grazie alla ricchezza della vita comunitaria con altri coetanei ».
Dopo un triennio nel nostro Seminario Regionale, la formazione di Samuele è stata affidata al Pontificio Collegio Leoniano di Anagni. Un’esperienza inedita, fuori regione, che Samuele ricorda con molta riconoscenza. «Sono stati tre anni in cui il Signore mi ha fatto comprendere che era quello il posto pensato per me: dalla vita comunitaria, alle esperienze pastorali presso le parrocchie della diocesi di Anagni-Alatri, a tutte le esperienze formative durante il sesto anno».
A chi gli chiede come viva questa fase di preparazione immediata, Samuele dice « dentro di me coabitano gratitudine e gioia ma anche preoccupazione, quella sana preoccupazione che proviene dalla consapevolezza del grande dono che mi appresto a ricevere».
di Leonardo Piras
dal Kalaritana Avvenire di domenica 15 dicembre
© Copyright Kalaritana Media