Giubileo del volontariato, attraverso la Porta Santa per trasmettere speranza Oltre 450 volontari hanno partecipato al pellegrinaggio giubilare

La delegazione della diocesi di Cagliari a Roma

Il Giubileo del volontariato come conferma che una nuova giustizia, umanità è possibile. Presenti nei giorni scorsi a Roma anche i volontari della diocesi di Cagliari, tra cui quelli della Caritas, della Consulta degli organismi socio-assistenziali di carità e di altre realtà impegnate accanto a chi ha bisogno.

L’esperienza

«Questa esperienza – sottolinea il direttore Caritas di Cagliari don Marco Lai – è stata un affermare la presenza di Dio nel nostro mondo, che non abbandona, non lascia indietro nessuno ma garantisce a tutti la sua vicinanza». Il volontariato, la solidarietà, «è perfettamente allineato – ricorda don Marco – alla speranza che non delude, accanto alle fragilità, alla malattia, perché ogni condizione della vita merita di essere amata e vissuta. Una speranza che è fatta di fraternità, fiducia reciproca, comunione e della certezza di una progettualità più grande, che è il respiro di Dio, che è solidale, accanto alla nostra umanità debole e fragile. Il volontariato cattolico in Italia ha voluto celebrare il Giubileo come sede di speranza, per credere, alla luce della fede, che nulla è mai perduto ma che una nuova giustizia e umanità è possibile».

Un amore da ridonare

A Roma, circa 450 i volontari Caritas in rappresentanza dei quasi 85.000 impegnati in tutte le diocesi italiane. Una presenza importante «per dire che il mondo del volontariato in Caritas è un mondo ricco, bello, fatto di tanta operosità, ma anche di tanta testimonianza e impegno», spiega il direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello. «Siamo stati tutti invitati – ricorda – a celebrare il Giubileo, non solo per il suo valore spirituale, il passaggio attraverso la Porta Santa che significa come noi per primi, per meglio amare gli altri abbiamo bisogno di sentirci amati da Dio, ma anche occasione per condividere, gioire insieme. Da questo evento giubilare ci portiamo la consapevolezza che siamo chiamati a testimoniare un amore ricevuto che siamo pronti a ridonare, e l’impegno sempre di più a essere parte attiva di una società che vuole essere più giusta, inclusiva e che sia capace di garantire integrazione».

Nel contesto diocesano, si sta vivendo un anno di grazia che «vede la Caritas impegnata in segni tangibili, ricordati dal nostro arcivescovo monsignor Baturi nella sua lettera pastorale in cui le persone – aggiunge don Lai – sono sempre al centro, per avviare risposte concrete rispetto alle de bolezze, alle fragilità, e rendere la Chiesa più viva, più fraterna». Qui «si colloca – conclude don Marco – l’attenzione ai giovani, a chi ha sbagliato, ai destinatari delle misure alternative, ai senza dimora, in particolare le donne, a chi non ha accesso al credito grazie al microcredito “Mi fido di noi”: non un semplice aiuto finanziario ma un grande atto di corresponsabilità e fiducia da parte dell’intera comunità. Ancora, la formazione, con l’obiettivo di creare una comunità che sia in grado di educare alla solidarietà e alla fraternità».

Maria Chiara Cugusi (Dal Kalaritana Avvenire di domenica 23 marzo)

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