Franciscus: Cristicchi racconta il Santo di Assisi tra musica e riflessione Uno spettacolo che esplora il messaggio di san Francesco attraverso lo sguardo critico di un suo contemporaneo

Un momento dello spettacolo

Tra riflessioni, domande e canzoni inedite Simone Cristicchi porta sul palco san Francesco d’Assisi. Lo fa attraverso lo spettacolo «Franciscus. Il folle che parlava agli uccelli», di scena, fino a stasera al Teatro Massimo di Cagliari. Ospite del Cedac, il cantautore romano racconta la storia del santo frate attraverso la propria sensibilità di uomo e d’artista del nostro tempo. Ma ne propone una chiave di lettura, abbastanza particolare, attraverso lo sguardo di Cencio. Lo interpreta sempre Cristicchi. È un personaggio inventato, contemporaneo del Santo, grazie al quale si riflette sulla forza di un pensiero «rivoluzionario» in cui la visione mistica si fonde agli ideali di povertà e sul sottile confine tra la santità e follia. Cencio diventa quindi osservatore critico del viaggio di Francesco.

Dopo la tappa sassarese, lo spettacolo va quindi in scena, per la prima volta, a Cagliari. «Venire in Sardegna – afferma il regista e cantautore ai microfoni di Radio Kalaritana – è per un grande piacere. È una terra che io amo particolarmente e sono felice di poter portare questo spettacolo in un teatro così prestigioso. Mi piace definire questa mia ultima opera un musical con un solo attore in scena, dedicato alla figura di questo grande maestro spirituale che è san Francesco D’Assisi. Lo spettacolo è ricco di musiche, di canzoni ma anche di tante riflessioni legate all’attualità del messaggio del Santo D’Assisi. È uno spettacolo che parla all’oggi, anche se con la voce di questo uomo straordinario vissuto 800 anni fa».

E il pubblico si è dimostrato molto caloroso nei confronti di questo spettacolo, la cui ultima rappresentazione è prevista questa sera alle 19. In tanti sono tuttora chiaramente attratti dalla spiritualità francescana. I suoi insegnamenti, portati avanti dai tanti ordini che si richiamano alla sua figura, sono sempre più attuali in un mondo contrassegnato da guerre e conflitti che si accendono in numerosi angoli del pianeta. Inevitabile quindi chiedere a Cristicchi se lui stesso, nell’indossare i panni di san Francesco, si sente attratto dalla sua spiritualità. «Ho fatto – afferma – alcune esperienze molto intense, all’interno di conventi di clausura, insieme a persone straordinarie che ho conosciuto. Ho fatto dei ritiri, nel più rigoroso silenzio, in conventi anche francescani e ho potuto assaporare proprio come esperienza personale questa filosofia di vita, questo stile di vita ben preciso che Francesco ci ha indicato. L’ho voluto quindi riportare in questo spettacolo perché sono state esperienze che mi hanno toccato profondamente e che mi hanno, in un certo senso, anche cambiato».

Un rapporto quindi molto profondo quello che si è instaurato fra Cristicchi e san Francesco da lui portato in scena. La «palestra» che ha frequentato per prepararsi a indossarne i panni, è stata semplicemente spirituale. E anche il cantautore romano ha potuto immergersi in pienezza nella profondità dei suoi insegnamenti. «Nello spettacolo – evidenzia il cantautore – ho isolato alcune tematiche che mi stavano particolarmente a cuore. Non racconto ovviamente tutta la vita di san Francesco ma fa da sfondo la sua esperienza umana. Ho scelto di raccontare la rivoluzione interiore, ben rappresentata dalla sua decisione di abbracciare la povertà per togliere il superfluo. Mi soffermo poi sull’incontro con l’altro, sul dialogo, sulla relazione e sull’abile confine che c’è tra follia e santità. La chiave di lettura intera dello spettacolo è che San Francesco, in un certo senso, potenzialmente, siamo tutti noi. Dobbiamo mantenere accesa una scintilla di speranza in questo tempo così buio oscuro e provare, nel nostro piccolo, a cambiare le cose».

Uno spettacolo che, dunque, è in grado di suscitare alcune domande allo spettatore? «C’è un dialogo anche con lo spettatore – evidenzia Cristicchi – ma c’è invece una parte molto, diciamo così, quasi da commedia perché recito un altro personaggio che si chiama Cencio. È un suo contemporaneo e osserva con occhio critico Francesco, lo sbeffeggia, e, alla fine, lo mette in dubbio. Questa è la parte, diciamo così, degli interrogativi che ci può suscitare questo grande personaggio che è san Francesco d’Assisi».

Andrea Pala

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