Fine vita: un tema da sviluppare tra etica, assistenza e dibattito sociale La Cei interviene sul tema del suicidio medicalmente assistito, invitando a un confronto senza strumentalizzazioni.

Un degente in una struttura (foto AFP/Sir)

Il dibattito sul fine vita continua a suscitare profonde riflessioni etiche, politiche e sociali. La Conferenza episcopale italiana ha recentemente ribadito la sua posizione con una nota ufficiale, nella quale esprime preoccupazione per le recenti iniziative legislative sul suicidio medicalmente assistito, in particolare dopo l’approvazione della legge da parte del Consiglio regionale della Toscana.

Secondo la Cei, «sulla vita non ci possono essere polarizzazioni o giochi al ribasso». La Chiesa italiana ribadisce il valore assoluto della persona e sottolinea come il compito primario della società e del sistema sanitario debba essere quello di assistere e curare, anziché anticipare la morte. L’accelerazione delle discussioni su questo tema richiede, secondo la presidenza della Cei, un confronto ampio, che non si trasformi in una questione di schieramenti politici, ma che affronti il tema con serietà, rispetto e attenzione alle reali necessità dei cittadini.

Nel documento si evidenzia inoltre una criticità spesso trascurata: la legge sulle cure palliative non ha ancora trovato una completa attuazione in Italia. Garantire un accesso uniforme e adeguato a questi servizi su tutto il territorio nazionale è, per la Cei, una priorità imprescindibile. Le cure palliative rappresentano non solo un supporto fondamentale per chi affronta la fase terminale della vita, ma anche un’espressione concreta di rispetto della dignità umana.

L’auspicio della Chiesa è che il Parlamento affronti la questione senza strumentalizzazioni e con un autentico spirito di servizio al bene comune, promuovendo il valore della vita e garantendo ai cittadini un’assistenza dignitosa fino alla fine.

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