Diànoia. Le riflessioni del vescovo Giuseppe La catechesi settimanale di monsignor Baturi

Il 31 gennaio la Chiesa ricorda con gratitudine san Giovanni Bosco, apostolo della gioventù per il quale l’educazione era una questione d’amore. Don Bosco si è dedicato ai giovani attraverso la scuola, l’oratorio, l’accompagnamento al lavoro e l’educazione alla fede. Gli oratori, grazie all’opera dei salesiani, sono diffusi in tutta Italia e presentano stili diversi, legati a figure di santi e alle realtà storiche locali. A Roma troviamo l’oratorio di San Filippo Neri e quello di don Bosco, mentre nell’Ottocento si svilupparono esperienze significative, come a Bergamo e in altre parti d’Italia. Venerdì abbiamo incontrato gli oratori nella parrocchia cagliaritana affidata ai salesiani, anche chiesa giubilare.

Il Sinodo dei vescovi del 2018 sottolineava il valore dell’oratorio come luogo privilegiato in cui la Chiesa manifesta il suo volto materno e la sua passione educativa. A Cagliari, il vescovo Ernesto Piovella definiva l’oratorio una mistica nave che accoglie e aiuta i giovani a trovare la giusta via. Il linguaggio dell’epoca evidenzia l’importanza dell’oratorio come ponte tra Chiesa e strada. È necessario ridare anima all’oratorio, rafforzando il senso di appartenenza ecclesiale. Allo stesso tempo, deve saper valorizzare tutti i linguaggi, per un’educazione integrale che abbracci ogni dimensione della persona.

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