Il 15 gennaio abbiamo celebrato, come ogni anno, la festa liturgica del nostro patrono, sant’Efisio. Un momento speciale, che quest’anno assume un significato ancora più profondo nel contesto dell’Anno Santo. Questo Giubileo ci chiama a essere, insieme ai nostri santi, pellegrini di speranza, guidati da segni e testimonianze che ci aiutino a guardare al futuro con ottimismo e desiderio. Sant’Efisio, martire dei primi secoli, è per noi un esempio straordinario. Ricordo le parole di san Giovanni Paolo II nell’Anno Santo del 2000: «venerare i martiri significa rendere onore a Dio e riconoscere la presenza viva di Cristo nella loro testimonianza».
Quel 7 maggio 2000 fu celebrata una straordinaria commemorazione dei martiri dei tempi moderni, i cui sacrifici, secondo gli storici, superano in numero e intensità persino quelli delle prime persecuzioni cristiane. Anche oggi, i martiri ci insegnano che la speranza cristiana non è un’illusione, ma la certezza che Dio è presente accanto a noi. Papa Francesco ci ricorda che la persecuzione non è una contraddizione del Vangelo, ma ne fa parte. Se hanno perseguitato il nostro Maestro, non possiamo aspettarci che la lotta ci venga risparmiata. E noi non dobbiamo sentirci abbandonati.
Giuseppe Baturi
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