
Palazzo Chigi (Foto Calvarese/SIR)
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un pacchetto di provvedimenti che toccano temi chiave come immigrazione, cittadinanza e istruzione. Il decreto più discusso riguarda la gestione dei centri in Albania, che potranno essere usati come Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), ampliando così la loro funzione iniziale. Il ministro dell’Interno Piantedosi ha annunciato il primo trasferimento verso la struttura di Gjader, già operativa con 48 posti e destinata a crescere. Tuttavia, resta in sospeso la decisione della Corte di giustizia Ue sui Paesi considerati sicuri per i rimpatri, che potrebbe influenzare le politiche del governo.
Un’altra misura rilevante riguarda la cittadinanza per discendenza italiana. Se fino ad ora bastava avere un trisavolo nato in Italia per ottenerla, la nuova norma restringe il criterio ai nonni. Inoltre, il processo diventerà più oneroso per i richiedenti, così da sostenere i Comuni, spesso sommersi da richieste numerose e complesse.
Sul fronte dell’istruzione, il governo ha previsto una stretta contro i cosiddetti «diplomifici», limitando la possibilità di conseguire due anni in uno e introducendo presidenti di commissione esterni per garantire maggiore rigore. Parallelamente, nuove misure riguarderanno il reclutamento degli insegnanti, consentendo agli idonei non vincitori di concorso di essere inseriti nelle graduatorie fino al 30% dei posti disponibili.
Infine, il Consiglio dei ministri ha dato il via a un piano di riqualificazione per otto aree socialmente vulnerabili, seguendo il modello di Caivano. Le nuove misure riflettono la volontà del governo di intervenire su settori strategici, ma non mancano critiche e polemiche, soprattutto sulle politiche migratorie e sulla cittadinanza.
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