Costruire alleanze per «co-creare valore orientando prospettive e azioni» L'editoriale a firma di professor Giuseppe Argiolas

Nel riquadro professor Giuseppe Argiolas

I dati ISTAT sull’occupazione del terzo trimestre 2024 mostrano un incremento dell’occupazione ed un decremento della disoccupazione in Italia. Sembrano dare quindi segnali incoraggianti, anche se a leggerli integralmente si nota che alla riduzione della disoccupazione si associa l’incremento dell’inattività lavorativa per «motivi di studio» e per «motivi familiari». Il recente rapporto SVIMEZ – Sviluppo dell’industria nel mezzogiorno – evidenzia che i salari al Sud sono più bassi dell’8 % rispetto a 10 anni fa, che il tasso di occupazione femminile è il più basso d’Europa e attesta l’allontanamento in massa di giovani qualificati dalla propria terra.

Le notizie riportano di “ennesimi” incidenti sul lavoro che hanno causato la morte di alcuni lavoratori; licenziamenti o incertezza sul futuro di altri sacrificati, o sacrificabili, all’ideologia del profitto. Soddisfazione per i lavoratori dell’indotto di una grande impresa che grazie all’accordo trovato non perderanno, almeno temporaneamente, il proprio e gioia grande per il salvataggio di una bambina di 11 anni proveniente dalla Sierra Leone scampata da morte certa nel mar Mediterraneo, che ha colpito invece i suoi più grandi compagni di viaggio in cerca di un lavoro e con esso il sogno di un futuro migliore. Jasmine: che bello poterla chiamare per nome!

Per la nostra Costituzione «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Se non c’è lavoro se ne minano le fondamenta. Ma quale lavoro? Occorre puntare a generare lavoro dignitoso (a partire da una giusta retribuzione), un lavoro non precario che favorisca le condizioni per il pieno sviluppo della persona umana, un lavoro cioè ad alta qualità relazionale nel suo svolgersi e che permetta alla persona umana di svilupparsi nella sua integralità, anche oltre il tempo di lavoro.

Il nome dice l’identità, l’unicità, l’altissima dignità di cui ciascuno è rivestito, che può e deve essere a qualunque costo ed in tutti i modi custodita e valorizzata anche nel lavoro, fatto per e con gli altri. Chiamare per nome significa conoscere e fare proprie le sofferenze che vive, riconoscerne le caratteristiche peculiari, i sogni che lo animano, i talenti di cui è dotato e che necessitano di essere condivisi per il bene comune, è una questione di vocazione. È urgente un’alleanza animata da dialogo, fiducia e reciprocità tra tutti i protagonisti, per , un Patto che ci chiami a generare orizzonti di senso condiviso, dovunque lavoriamo.

di professor Giuseppe Argiolas

dal Kalaritana Avvenire di domenica 15 dicembre

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Kalaritana Media