
Tradizioni, qualità dei prodotti, ma anche assenza di manodopera qualificata. Un problema che si ripete nel tempo e che anche le imprese dolciarie – e non solo – dell’isola affrontano nonostante le opportunità. A sottolineare le difficoltà è Confartigianato Sardegna, in un nuovo studio che afferma come un terzo delle figure professionali richieste per il 2025 risulta introvabile. Le imprese artigiane però provano a reggere il contraccolpo.
Crisi di manodopera nel settore dolciario artigiano della Sardegna
Secondo il rapporto Pasticcerie e settore dolciario: imprese totali e artigiane in Sardegna, realizzato dall’Ufficio Stampa di Confartigianato Imprese Sardegna su dati UnionCamere-Infocamere, sono 1.842 le imprese dolciarie presenti nell’Isola, di cui 1.326 artigiane (72,8%), con oltre 5mila addetti e un indotto rilevante. A queste si aggiungono circa 500 aziende che operano in settori collegati alla Pasqua, come fioristi, organizzatori di eventi, produttori di confezioni, chef e distributori di alimenti e bevande a domicilio.
In Sardegna l’incontro tra domanda e offerta di manodopera qualificata nel settore, tuttavia, sarebbe altamente lontano. Secondo le stime, delle 1.250 nuove assunzioni previste per il 2025 tra pasticcieri, gelatai, conservieri, panettieri e pastai, ben 430 risultano assenti, pari al 34,4%.
Una situazione che pone in difficoltà le imprese e i lavoratori stessi, con carichi di lavoro che nei periodi produzione maggiore aumentano. L’assenza di manodopera contrasta con quella che è la ricchezza della tradizione pasquale dell’isola dal punto di vista gastronomico. Dalla produzione delle classiche uova fino alle colombe, passando però soprattutto per i dolci tipici sardi – dalle casadinas alle pardule per dirne solo alcuni – le imprese del settore vedono una diversificazione che aiuta a reggere le incertezze dei consumi e soprattutto l’aumento generale dei costi a cui il mercato è andato incontro negli ultimi mesi. Al quadro si aggiungono le produzioni agroalimentari isolane tipiche della Pasqua, che comprendono 270 Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), che si distinguono per metodi di lavorazione e conservazione tramandati nel tempo. Le categorie più rappresentate sono paste fresche, panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria con 98 prodotti (36,3% del totale), seguite da 68 prodotti vegetali (25,2%).
L’allarme di Confartigianato: “Non cedere alle scorciatoie”
«Sempre più attività continuano a trovarsi in difficoltà per la mancanza di personale specializzato, soprattutto nei periodi di picco dei consumi – afferma Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – il pericolo, per gli artigiani, è che di fronte a questa scarsità di manodopera si inizi a ricorrere a soluzioni come i semilavorati o, peggio, ai prodotti surgelati già pronti, pur di assicurare la continuità produttiva. È una “scorciatoia” da evitare». Nonostante gli investimenti nella formazione e i progressi sul piano del welfare, molti apprendisti si scoraggiano per via dei ritmi e degli orari di lavoro poco compatibili con le loro aspettative di vita. «Il comparto dolciario artigianale sardo – prosegue Meloni – garantisce migliaia di posti di lavoro, contribuisce in modo rilevante all’economia locale e genera valore per il territorio. È quindi essenziale preservare quel legame di fiducia che unisce da sempre artigiano e consumatore».