Il Governo ha scelto le date dedicate alle elezioni amministrative e ai quesiti referendari su lavoro e cittadinanza. Il periodo temporale indicato è quello a cavallo tra maggio e giugno: frangente che potrebbe essere seguito anche dalla Sardegna per il voto comunale.
Le date e la scelta sarda
25-26 maggio la prima tornata, 8-9 giugno eventuale ballottaggio e voto per i referendum. Questa la scelta del governo guidato da Giorgia Meloni, che tra le urne dei centri cittadini e soprattutto nell’affluenza ai referendum potrebbe vedere un vero e proprio test. La Regione Sardegna ha di per sé la possibilità di fissare un proprio calendario in autonomia per le amministrative, ma potrebbe decidere di uniformarsi a quanto deciso a Roma. Nell’Isola è soprattutto l’elezione del nuovo o della nuova prima cittadina di Nuoro a tenere banco tra i ranghi della maggioranza e dell’opposizione, ancora alla ricerca degli equilibri ideali. Regole e date uguali su tutto il territorio nazionale, compreso quello sardo, per i referendum.
Le critiche
A criticare la scelta delle date sono state soprattutto le opposizioni, i sindacati e le associazioni che stanno promuovendo i referendum relativi a lavoro (reintegro e licenziamenti, risarcimenti, lavoro precario, sicurezza) e cittadinanza (che propone di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto agli stranieri extra UE maggiorenni per ottenere la cittadinanza italiana). Secondo i più critici, la data di voto coincide con la chiusura delle scuole, periodo in cui le famiglie sono più propense a spostamenti. Il secondo turno di voto vede poi spesso affluenze solitamente più basse. Dall’altro lato però, secondo la bozza fatta circolare del Decreto Elezioni, i proponenti dei referendum abrogativi hanno visto accolta la richiesta dei voto per i fuorisede, con studenti, lavoratori e non solo che potranno così esprimere il loro voto.
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