Co-progettare i servizi sociali: la sfida di Cagliari L'intervista all'Assessora Anna Puddu: un percorso condiviso

Primi mesi di attività amministrativa per l’assessorato ai servizi sociali del Comune di Cagliari.

Un primissimo bilancio dell’attività dall’assessora Anna Puddu.

«Siamo riusciti ad essere conseguenti rispetto agli impegni presi durante la campagna elettorale – dice – quando parlavamo dell’importanza di programmare politiche sociali che fossero partecipate e condivise con tutti i cittadini e le cittadine, non solo con il mondo delle associazioni. Per supportare il piano locale unitario dei servizi, principale documento di programmazione sociale, sono stati attivati fin da subito i tavoli tematici su ogni settore di protezione sociale: dalla povertà educativa a quella multidimensionale, come le problematiche abitative, quelle delle famiglie, degli anziani, mettendo insieme tutte le associazioni e le istituzioni, con l’obiettivo di giungere all’adozione del piano locale della città di Cagliari che, verosimilmente, verrà varato il prossimo mese.

Un dialogo tra amministrazione e mondo dell’associazionismo per lavorare assieme?

Penso sia molto importante cercare co-costruire la casa comune: è necessario che l’amministrazione sia un ponte rispetto a tante situazioni che intercettano gli operatori sociali o le associazioni. Cercare di creare rete rispetto ai servizi attivi, molto spesso poco conosciuti dai cittadini. Era importante dar vita ad un patto con le diverse istituzioni, per cercare di avere una visione integrale delle persone, per poi collaborare, mettendosi insieme alle tante associazioni che garantiscono nei nostri territori servizi indispensabili.

Co-progettare i servizi sociali è la sfida di Cagliari?

Assolutamente, la co-progettazione è fondamentale, con le politiche che inizino a lavorare sui territori dove i bisogni sono profondamente diversi da quartiere a quartiere. Strumenti fondamentali restano la co-progettazione e la co-programmazione degli interventi.

I numeri ci indicano che la metà delle famiglie cagliaritane è formata da una sola persona, spesso si tratta di persone anziane. Quali interventi dell’amministrazione nei prossimi mesi?

Siamo molto attenti alla questione. Quando parliamo di città a misura di anziani aggiungerei anche a misura di bambino, nel senso che i due fenomeni vanno profondamente attenzionati, come aprire centri diurni o mettere insieme tutti gli strumenti di legge, anche a carattere regionale che consentano alle persone anziane di mantenere le autonomie, rimandendo nel proprio domicilio.

È necessario però creare presidi a livello territoriale, come centri di quartiere, strumenti finalizzati all’invecchiamento attivo.

Su questo tema presenteremo, nei prossimi mesi, un intervento innovativo, che prevede la ristrutturazione di uno stabile abbandonato da tanti anni: l’ex “Casa delle Madri” in via Bacaredda, dove è prevista la realizzazione di mini alloggi dedicati agli anziani con un centro diurno, rivolto all’intero quartiere di San Benedetto e di Villanova. Sarà uno dei primi interventi finanziati con fondi regionali.

Co-progettare i servizi sociali: la sfida di Cagliari.

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