
La perdita di Papa Francesco segna un momento di profondo dolore, ma anche l’inizio di una nuova sfida per il mondo. L’intervento di Lucia Capuzzi, inviata di Avvenire, ai microfoni di Radio Kalaritana
La grande sfida
«Francesco è stato il Papa che ha intuito come centro e periferia siano in realtà categorie che dipendono dallo sguardo di chi le osserva. E molto spesso decentrarsi, aprire lo sguardo, aiuta a capire meglio se stessi. Ora c’è tantissimo dolore personale nel vivere questa notizia. C’è però la consapevolezza che il mandato e il messaggio che ha incarnato Francesco va oltre la sua stessa persona e la sua stessa esistenza terrena. Ci lascia una grande sfida, quella di riuscire davvero a guardare il mondo e a cercare di decifrare il mondo visto dalla prospettiva dei più piccoli, dei più fragili, dei deboli. Lui li ha messi al centro e non li ha messi al centro a caso, perché è un mondo che sa prendersi cura dei più fragili, è un mondo che sa prendersi cura di tutti».
Nessun doppio standard
«È un momento molto complesso, drammatico per il mondo, nel senso che si agitano forze di segno opposto e sembra prevalere quasi una sorta di caos in cui si fa fatica a ritrovare un senso. La scomparsa di Francesco in questo momento lascia tanti perplessi, anche proprio perché era l’unico leader internazionale che ha parlato e dato voce a una serie di istanze dalla pace alla tutela dell’ambiente, alla lotta all’ingiustizia e lo ha fatto non per ideologia, ma senza doppi standard, che è un po’ quello di cui si accusa l’occidente, che quando si parla di diritti umani lo si fa a senso unico.
Francesco di questo non è mai potuto essere accusato, ne può essere accusato. Questa è il grande insegnamento, che è partire a guardare, a comprendere il mondo. Credo che poi gli ultimi giorni siano state una grande cartina di tornasole dell’intero suo pontificato, nel periodo in cui è stato dimesso dal Gemelli, con questa frenesia che ha avuto di moltiplicare le azioni, la presenza e poi quel messaggio bellissimo alla via Crucis del venerdì, l’unica volta che lui ha scritto di suo pugno le meditazioni, “la morte che ci deve cogliere vivi, fa che la morte ci colga vivi”. Sino all’ultimo istante, all’ultimo secondo lui è stato vivo, lui ha fatto la sua parte. Credo che questa sia la sfida che richiama a tutti, il senso della responsabilità di dover fare qualcosa».
Il ruolo delle donne
«Non è un caso che Francesco termini il proprio ministero nominando una donna, la prima prefetta donna della Curia romana in duemila anni di storia e la prima donna governatrice dello Stato del Vaticano. Questi sono stati due atti che sono stati preparati accuratamente da Francesco, che prima ha cambiato la Costituzione della Curia perché potesse appunto esserci un laico o laica. Ha preparato un terreno, ha segnato dei passi che restano al di là appunto della sua vita. E questo è davvero molto importante».