
Processione dei Misteri del Martedì Santo
Nella città di Cagliari, che vive oggi solennemente la festa della Pasqua, i riti della Settimana Santa che ci siamo lasciati alle spalle non sono solo manifestazioni di devozione popolare: sono anche testimonianze vive di una memoria collettiva, che attraversa i secoli e continua a parlare all’anima della città. Le processioni, i suoni, i canti: tutto concorre a costruire un linguaggio spirituale che affonda le sue radici tanto nella fede quanto nella storia.
Un esempio particolarmente significativo è rappresentato dal canto polivocale di massa, una tradizione che la ricercatrice Laura Delussu ha studiato con passione. «È un fenomeno – sottolinea – che è ben radicato a Cagliari, dove formazioni corali composte da numerosi cantori, prevalentemente uomini, accompagnano i momenti più intensi dei riti, concentrandosi in particolare sulle processioni del Venerdì e del Sabato Santo».
Una peculiarità sonora, dunque, che aggiunge forza e profondità a riti già ricchi di significati. «Da un punto di vista antropologico – spiega Delussu – è un fenomeno poco studiato, forse l’influsso spagnolo, visibile nei codici visivi del rito, dall’altra, un retaggio della Controriforma, che ha imposto una sobrietà espressiva volta a rendere il messaggio di fede immediato, diretto, senza distrazioni». In questo contesto, le confraternite svolgono un ruolo cruciale. Non solo coordinano i momenti rituali, ma sono anche custodi della trasmissione orale e spirituale delle tradizioni. «Si tratta di un sapere che si tramanda di padre in figlio – osserva la ricercatrice – e che rischia di perdersi nei quartieri storici, come Villanova o Stampace, perché la sua dimensione urbana ha fatto pensare a qualcosa di troppo “colto” per le discipline demo-etno-antropologiche. Io invece credo che sia proprio il contrario, ed è per questo che invito sempre tutti ad ascoltare queste melodie con le proprie orecchie».
Cagliari diventa così il teatro vivente di una spiritualità incarnata, in cui anche il canto diventa preghiera. Ma questa eredità possiede e detiene radici profonde e complesse. «Le tradizioni musicali
della Settimana Santa in Sardegna – prosegue Delussu – sono il frutto di una stratificazione: da una parte l’influsso spagnolo, visibile nei codici visivi del rito, dall’altra, un retaggio della Controriforma, che ha imposto una sobrietà espressiva volta a rendere il messaggio di fede immediato, diretto, senza distrazioni».
In questo contesto, le confraternite svolgono un ruolo cruciale. Non solo coordinano i momenti rituali, ma sono anche custodi della trasmissione orale e spirituale delle tradizioni. «Si tratta di un sapere che si tramanda di padre in figlio – osserva la ricercatrice – e che rischia di perdersi nei quartieri storici, come Villanova o Stampace oggi trasformati da un cambiamento demografico e sociale che ne modifica il volto e l’identità».
La sfida, dunque, è duplice: preservare la memoria e farla vivere nel presente. «Le confraternite e i gruppi di cantori – conclude Delussu – svolgono un ruolo fondamentale nel mantenere vivo il senso di questi riti anche in una città che cambia. La Settimana Santa a Cagliari non è solo fede: è anche appartenenza, identità, comunità».
In un mondo che corre veloce, la lentezza di un canto antico può ancora insegnarci ad ascoltare. E a credere.
Andrea Pala
Articolo pubblicato sul numero di Kalaritana Avvenire di domenica 20 aprile
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