Una rivoluzione in essere, potenzialmente infinita, ma ugualmente bisognosa di una o più timonieri. L’intelligenza artificiale ha già cambiato il presente che viviamo e si prepara a trasformare il futuro. Senza che nessuno possa sentirsi escluso da ricadute che in alcuni casi sono già evidenti e talvolta preoccupanti.
Trasformazioni in atto
«In campo sociale – spiega Fabio Maggio, ricercatore del Crs4, Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna – l’Ia porterà cambiamenti sostanziali che dovremo imparare a governare. Oggi è importante interpretare questa necessità in positivo, piuttosto che far ci prendere da paure e scoramento». Soprattutto perché ha anche differenti sfumature, come ogni altro fenomeno. «L’Ia – spiega Maggio – potrà farsi carico di tanti compiti ripetitivi, che non necessitano della creatività umana. Il rapporto con l’auto, la scuola, l’amministrazione, i servizi, la cura della persone: questi aspetti potranno avere tutti dei benefici. Sono altresì lecite le preoccupazioni per i posti di lavoro che potrebbero scomparire a causa dell’introduzione dell’Ia e della robotica. Ricordiamo però che servirà prender si cura del suo operato e accompagnarla in un percorso di crescita».
Opportunità per l’isola
La possibilità di abbattere le barriere infrastrutturali più classiche potrebbe aprire alcune porte inusuali anche alla Sardegna. «Sia nel caso di modelli linguistici di grande scala, che per applicazioni più piccole bi sognose di investimenti più contenuti, la Sardegna –evidenzia Maggio – può dire la sua. Può farlo grazie alla presenza di almeno un player di grande scala nel campo delle telecomunicazioni, di varie Pmi, di centri di ricerca focalizzati su tecnologie emergenti e due università con una tradizione consolidata. In Sardegna gli Llm potrebbero essere utilizzati per la valorizzazione del patrimonio storico e paesaggistico, ma anche per l’agricoltura. Un’isola con bassa intensità abitativa come la Sardegna potrebbe giovare della delocalizzazione di servizi ad alto contenuto. Resta comunque necessaria una soglia minima di strutture e servizi: abbattimento del digital divide, smart grid per l’energia, infrastrutture moderne dei trasporti, che richiedono investimenti e tempi di realizzazione crescenti ma compatibili con finanziamenti nazionali ed europei in buona parte già previsti».
L’importanza del sapere
A fare la vera e propria differenza è però la formazione. Un processo che parte da lontano, non solo dalle aule accademiche. «La creazione di pochi esperti – spiega Maggio – non serve se non è accompagnata da un generale avanzamento delle competenze di base sull’Ia nella popolazione. Perciò sono importanti iniziative di apprendimento già dalla scuola dell’obbligo, per acquisire le basi della tecnologia digitale, la capacità di riconoscere la falsa informazione generata dall’Ia e capire quali impieghi sono accettabili e quali no. Agli studenti delle superiori va insegnato come collaborare con l’Ia per produrre i risultati migliori, evitando utilizzi acritici fortemente limitativi e rischiosi. Università e Its devono garantire una formazione più tecnica delle tematiche IA anche per i laureati non Stem: ormai i professionisti di ogni settore non possono ignorare gli strumenti di supporto alla loro attività forniti dall’Ia».
Un migliore funzionamento dell’Intelligenza artificiale passa dunque dall’investimento sulle persone. «Operare nel campo dell’Ia – conclude Maggio – necessita della costituzione di una massa critica di risorse e capitale umano. Il tentativo di sfruttarla come leva per un avanzamento della società sarda nel suo complesso passa per un cambiamento di paradigma culturale e della propria visione del mondo: solo in questo modo è pensabile di proporre la Sardegna come terreno di coltura e laboratorio, la natura e i beni culturali, trasformando alcune caratteristiche, apparentemente penalizzanti, in considerevoli punti di forza per questa terra».
Matteo Cardia (Dal numero di Kalaritana Avvenire del 13 aprile)