Salute

Giubileo ammalati, Mariani (Mmia): «Adottiamo sanitari locali per curare la loro gente e restare nel Paese» Sosteniamo medici e infermieri nei Paesi poveri perché possano restare, curare e combattere l’emergenza sanitaria globale

In occasione del Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità, che si conclude oggi in piazza San Pietro, Mario Mariani, allergologo romano e fondatore della onlus «Medici e maestri in adozione» (Mmia), ha rilasciato al Sir una toccante testimonianza sul significato del suo impegno. La Mmia nasce nel 2007 con l’obiettivo di aiutare chi cura e chi insegna, «non adottiamo bambini, ma i sanitari delle zone più povere del mondo per curare la propria gente», affermano dall’associazione.

La nascita di Mmia è maturata dopo un’esperienza personale in Centrafrica. «Con mia moglie – ha dichiarato Mariani – siamo partiti come volontari a Bangui e lì abbiamo capito quali erano le vere necessità». Il primo progetto fu la costruzione di una scuola, seguita dalla creazione di un ospedale dove oggi si effettuano 8mila visite l’anno. «Le adozioni servono – evidenzia Mariani – a pagare lo stipendio ai medici locali, tra i 120 e i 200 euro al mese, così non sono costretti a emigrare». Chi adotta riceve nome, cognome e busta paga dell’operatore sanitario sostenuto. «Anche durante la guerra civile – ricorda – le adozioni a Bangui sono continuate».

Mariani racconta poi altri progetti in Zanzibar, Amazzonia, Bhutan e Haiti. «Nel 2014 – sottolinea – abbiamo inaugurato una maternità a Zanzibar, oggi gestita dal personale del governo. In Bhutan abbiamo adottato due fisioterapisti e un medico. In Amazzonia abbiamo costruito una scuola e un teatro». Anche in Italia la onlus ha operato «per Amatrice dove abbiamo raccolto 17mila euro per due aule scolastiche», rivendica Mariani.

Gli ultimi interventi sono stati realizzati in Benin, dove è stata inaugurata una maternità e si prevede l’apertura di una radiologia, e ad Haiti, dove è nato un laboratorio e presto un ambulatorio odontoiatrico. «Ora il container con le apparecchiature donate è appena partito», conclude Mariani, rivolgendo un messaggio di speranza e concretezza e dimostrando come la solidarietà possa diventare cura, dignità e futuro.