Al via sabato la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani «Credi tu questo?» è l’interrogativo scelto per questi otto giorni di dialogo fra fedi

Papa Francesco e Bartolomeo I (immagine di repertorio Vatican Media)

Una domanda di Gesù, una domanda secca che non permette scantonamenti e fughe, è il tema conduttore proposto, per questo anno 2025, dal Comitato internazionale, riunitosi presso la Comunità monastica di Bose (Biella), per l’appuntamento annuale de La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che come sempre sarà dal 18 al 25 Gennaio. Questa domanda di Gesù, «credi tu questo?», che troviamo nel contesto del capitolo 11 del Vangelo di Giovanni (la resurrezione di Lazzaro), ci interpella profondamente sia sul piano personale sia su quello ecclesiale: Gesù è la resurrezione e la vita, Gesù è il risorto. Credi tu questo?

Dal dialogo tra Marta e il Signore emerge: da una parte, la delusione, la fragilità la sofferenza, il dolore di Marta che con Lazzaro ha perso tutto: «se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto»; quasi un rimprovero: “se tu fossi stato qui, tu sapevi, perché non sei arrivato prima?» E, a pensarci bene, quante volte anche a noi è capitato di rivolgerci al Signore e dirgli: «Se tu fossi stato qui, presente, certe cose non sarebbero successe!».

Dall’altra parte abbiamo Gesù, il Signore della vita, che afferma decisamente: «Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà; anzi chi vive e crede in me non morirà mai. (Gv. 11, 25-26)». Una affermazione forte che non è solo un messaggio comunicativo ma è un evento di resurrezione che spezza ogni dolore e che interpella personalmente e profondamente Marta e, con lei, ciascuno di noi: «Credi tu questo?». Credi in un mondo trasformato dalla luce e dall’amore di Cristo, che è vita e resurrezione, anche quando sembra che le tenebre ricoprano tutto inesorabilmente? Quale migliore provocazione potevamo ricevere in questo inizio di Anno Santo in cui papa Francesco ci chiede di essere pellegrini di speranza? Si tratta di credere in Cristo che è la nostra speranza, di immergere in Lui il nostro cammino che porta i segni delle fragilità e degli interrogativi che ciascuno noi si porta dentro.

Quest’anno, inoltre, un altro avvenimento sprona il nostro cammino: ricorre infatti l’anniversario dei 1700 anni della convocazione del primo Concilio Ecumenico dei cristiani che si tenne a Nicea, vicino a Costantinopoli, nel 325 d.C. Questa commemorazione ci offre un’opportunità unica per riflettere e celebrare la nostra comune fede di cristiani, quale fu espressa nel Credo formulato nel corso di quel Concilio, una fede ancora oggi viva e feconda. Possiamo infatti sottolineare la sua profonda attualità perché ci dona l’immagine di un Dio che in se stesso è comunione, è dialogo, è amore: la Trinità come modello di unità nella diversità, una diversità che è armonia.

Il Concilio di Nicea, convocato dall’imperatore Costantino, fu celebrato da 318 Padri provenienti per lo più dall’oriente. La Chiesa, che stava pian piano venendo fuori dalla clandestinità e dalle persecuzioni, iniziava a sperimentare quanto fosse difficile condividere la medesima fede nei diversi contesti culturali e politici dell’epoca. Accordarsi sul testo del Credo significò definire i fondamenti essenziali comuni su cui costruire comunità locali che si riconoscessero come chiese sorelle, ciascuna nel rispetto delle diversità delle altre.

Nei decenni precedenti erano nate diverse divergenze tra i cristiani, a volte degenerate in gravi conflitti e dispute a proposito di svariate questioni; ne cito una per tutte perché ci interessa particolarmente quest’anno: l’accordo su un’unica data per celebrare la Pasqua e il suo rapporto con la Pasqua Ebraica. Nonostante il Concilio di Nicea avesse stabilito il modo in cui calcolare la data della Pasqua, successive divergenze di interpretazione hanno fatto in modo che spesso le Chiese d’Oriente e di Occidente abbiano individuato diverse date per la celebrazione pasquale. Ma in questo anniversario del 2025 per una bellissima e felice coincidenza questa solennità pasquale sarà celebrata nella stessa data sia dalle Chiese d’Oriente che da quelle d’Occidente: quindi il 20 aprile del 2025 tutti i cristiani celebreranno la Domenica di Pasqua.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci offre la possibilità di analizzare, riavviare e ravvivare questa eredità: vivere insieme la fede apostolica non significa riaprire le controversie teologiche di allora, andate avanti per secoli, quanto piuttosto rileggere, con un atteggiamento di preghiera, i fondamenti scritturistici e le esperienze ecclesiali che hanno portato alla celebrazione del Concilio e ne hanno motivato le decisioni.

Nella nostra diocesi la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si aprirà sabato 18 gennaio con una celebrazione ecumenica della Parola di Dio alla quale parteciperanno la Chiesa cattolica, la Chiesa cristiana avventista, la Chiesa evangelica battista, la Chiesa greco ortodossa, la Chiesa ortodossa rumena. È importante sottolineare che la celebrazione si svolgerà presso la Basilica paleocristiana di San Saturnino: scelta motivata dal fatto che il luogo è l’espressione cristiana più antica di tutta la Sardegna, è testimone di una Chiesa Una, e rappresenta quindi tutti i cristiani della Sardegna, infatti non vi erano state ancora le lacerazioni che viviamo oggi, e sarà molto significativo ritrovarsi riuniti per pregare tutti insieme sotto la cupola centrale dove campeggia la scritta: «Deus qui incoasti perfice usque in finem, «Signore, che hai iniziato (l’opera) porta a compimento».

Veramente si apre un anno entusiasmante, carico di tante prospettive, di tanti impegni, di molta responsabilità, personale ed ecclesiale.

Di Pino Siddi, direttore Ufficio per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso

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