ActionAid: “A Gaza catastrofe senza precedenti, questa tragedia deve finire” L'appello della ONG: scarseggiano risorse, cresce la richiesta d'aiuto e l'insicurezza

Il rientro nel nord di Gaza di alcuni gazawi | Foto UN News/Unicef

Nella Striscia di Gaza la crisi umanitaria si aggrava di giorno in giorno. L’assenza di combustibile ha costretto alla chiusura delle cucine comunitarie, lasciando migliaia di sfollati senza pasti caldi. Le organizzazioni umanitarie lanciano un allarme disperato: senza interventi urgenti, la popolazione rischia di morire di fame.

Cucine chiuse per mancanza di carburante

La Wefaq Association for Women and Childcare (WEFAQ), partner di ActionAid, ha annunciato l’interruzione della preparazione di pasti caldi nella zona centrale di Gaza a causa della totale assenza di combustibile per cucinare. Anche durante la tregua, il carburante era insufficiente e non veniva consegnato nelle quantità concordate. Secondo un rapporto dell’UNOCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari), almeno dieci cucine comunitarie in tutta Gaza hanno dovuto chiudere per l’esaurimento delle scorte di carburante e il rischio continuo dei bombardamenti.

Buthaina Subeh, direttrice di WEFAQ, ha dichiarato:
«Siamo tornati a una situazione persino più difficile di prima. A Gaza non entra nulla: né cibo, né gas, né farina, assolutamente nulla. Molte organizzazioni hanno dovuto interrompere le attività perché non c’è né gas né legna da ardere per cucinare». Di fronte all’impossibilità di preparare pasti caldi, l’organizzazione ha utilizzato le ultime risorse per confezionare e distribuire 500 pacchi alimentari. «Sappiamo che molte persone non possono cucinare, ma questo è tutto ciò che possiamo offrire», ha aggiunto Subeh.

Prezzi in aumento e scorte alimentari in esaurimento

Il collasso del sistema di approvvigionamento ha provocato un’impennata dei prezzi: un semplice cesto di verdure ha raggiunto i 150 dollari e i prodotti alimentari stanno progressivamente scomparendo dai mercati.

La distruzione dei terreni agricoli e l’impossibilità di trasportare il poco cibo coltivato aggravano la situazione. «Le merci stanno per finire e quelle che ci sono vengono vendute a prezzi altissimi che non possiamo permetterci», ha spiegato Buthaina Subeh.

Bilancio umanitario drammatico

Dal ripristino dei bombardamenti intensivi lo scorso martedì, quasi 800 persone, tra cui molte donne e bambini, sono state uccise. Il numero totale delle vittime dal conflitto iniziato nell’ottobre 2023 ha raggiunto almeno 50.208, mentre oltre 142.000 persone sono nuovamente sfollate. Anche gli operatori umanitari lavorano in condizioni di pericolo estremo: in poco più di una settimana, otto di loro sono stati uccisi, secondo quanto riportato dall’UNOCHA.

L’appello di ActionAid: “Cessate il fuoco immediato”

ActionAid avverte che, senza un’azione immediata, la popolazione rischia di morire di fame. Le autorità israeliane sono sollecitate a consentire l’ingresso degli aiuti umanitari e la comunità internazionale deve intervenire per il ripristino del cessate il fuoco. Riham Jafari, responsabile advocacy e comunicazione per ActionAid Palestina, ha dichiarato:
«Gaza sta vivendo una catastrofe senza precedenti. Il nostro personale e i nostri partner stanno facendo tutto il possibile per fornire cibo e supporto alla popolazione, spesso mettendo a rischio la propria sicurezza. Ma la domanda è enorme e le risorse sempre più scarse. Questo orrore deve finire, ora».

Fonte: Comunicato stampa

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