
La stanza multisensoriale -Snoezelen
La cura del paziente nella sua integralità, grazie a un approccio che tenga conto non solo della dimensione fisica ma anche di quella emozionale e spirituale. È l’impegno del Centro di Cure palliative e Terapia del dolore al San Giovanni di Dio, dove è stata inaugurata la prima stanza multisensoriale-Snoezelen della Sardegna: qui i pazienti possono vivere un’esperienza diversa e rilassante durante il loro percorso di assistenza.
Una stanza chiamata “Serena” «non solo perché rassicurante – spiega l’oncologa palliativista Maria Cristina Deidda, referente del Servizio di cure palliative e terapie del dolore della AOU di Cagliari, al San Giovanni di Dio – ma anche perché prende il nome da una nostra giovane paziente, che ci ha lasciato di recente. Lei amava fare arteterapia nei nostri ambienti colorati, pieni di musica, dove si sentiva a casa: un giorno le ho detto che avevo fatto dei corsi sulle stanze multisensoriali- Snoezelen, nate negli anni ’70 grazie a degli psicologi olandesi. Quando è venuta a mancare, i suoi genitori hanno fatto una donazione alla nostra Associazione “Vestiamoci di Vita” affinché fosse costruita questa stanza».
Un luogo «dove simultaneamente – continua – ci sono stimoli olfattivi, uditivi, visivi, tattili: ciò permette di avere un rilassamento maggiore, la diminuzione dell’intensità del dolore avvertita a livello cerebrale. Ricerche condotte su pazienti hospice/lungodegenza, che hanno passato un’ora o più nella stanza multisensoriale, testimoniano una significativa riduzione dell’ansia e fino al 40% del dolore».
Il Centro ogni anno registra circa seimila accessi. «Ci occupiamo di accompagnamento preterminale – spiega la Deidda – ma anche di cure palliative precoci, nei pazienti affetti da malattie inguaribili, che stanno facendo cure attive per rallentare o congelare la malattia stessa. Nelle cure palliative i pazienti oncologici sono il 40%, poi ci sono quelli geriatrici, ematologici o neurologici, che non rispondono più alla terapia e hanno bisogno di supporto».
Un approccio mirante alla cura integrale, portato avanti da un gruppo multidisciplinare: «Le nostre cure non si preoccupano solo del dolore fisico, ma anche di quello emozionale dovuto a diversi motivi, per es. alla non accettazione della diagnosi, alla trasformazione del proprio corpo e a problematiche sociali correlate alla malattia». Fondamentale è «la relazione che si instaura con il paziente, ma anche quella con i familiari/caregivers».
È all’interno dello stesso Centro che nasce l’Associazione di volontariato “Vestiamoci di vita”, impegnata in molteplici iniziative, dalla musicoterapia alla danzaterapia. Inoltre, la sfilata di moda, giunta alla IV edizione: «Ogni anno – spiega – scegliamo un tema diverso: stavolta sarà la danzaterapia. Abbiamo degli spazi dove i pazienti stanno svolgendo questa disciplina per recuperare il rapporto col proprio corpo e la socializzazione con gli altri. Insieme agli insegnanti di danza stanno preparando delle coreografie che porteremo in scena a novembre, durante la sfilata, in occasione della Giornata nazionale delle cure palliative».